Comunicato Stampa
Unione Artisti
UNAMS

Breve cronistoria e analisi del testo approvato il 14 Dicembre 2012 - di Dora Liguori

Comunicato Stampa - SECONDA PARTE

Rif. 001
05-01-13

Pubblichiamo, divisa in tre giorni consecutivi, una cronistoria di quanto ultimamente avvenuto, compresa la vicenda del “precariato”

  • . PARTE PRIMA
  • . PARTE SECONDA
  • . PARTE TERZA
  • Breve cronistoria e analisi del testo approvato il 14 Dicembre 2012

    All'inizio di questa legislatura, nell'anno 2009, al Senato, viste le lungaggini attuative della legge 508, e ben comprendendo che a mancare era la volontà di procedere, soprattutto per quanto era attinente alle equipollenze dei titoli e alla messa in ordinamento del biennio, veniva presentato un DdL, primo firmatario il Sen. Franco Asciutti, con il quale s'intendeva rimediare ai ritardi amministrativi e portare a soluzione, oltre ai citati nodi, anche altre fondamentali questioni.

    Immediatamente non mancarono ostacoli d'ogni tipo. Comunque alla fine dello scorso anno 2011, il Senato giungeva all'approvazione “bipartisan”del DdL che, con il numero 4822, passava alla Camera per la seconda lettura, relatore l'On. Scalera. Come ovvio la cosa sensata, visti i temi qualificanti e assolutamente necessari per l'Alta Formazione artistica e musicale, contenuti nel DdL, non ultimo quello di porre i nostri studenti al pari con i loro colleghi europei, sarebbe stata quella di procedere ad una lettura rapida e responsabile, con l'inserimento magari del precariato e di qualche altra urgenza. Invece...

    Invece i soliti amici, prima riuscirono a dire tutto il male possibile del provvedimento e poi non mancarono anche di sommergere la Camera, più o meno ufficialmente, con centomila proposte emendative, tutte utili a far perdere tempo. Sia ben chiaro esprimere le proprie opinioni è legittimo e gli onorevoli sono abituati anche a sentire... etc. etc.; ma è altrettanto chiaro che (uso un brutto ma efficace vocabolo)” incasinando” la situazione, il risultato così si sarebbe allontanato. Inoltre a peggiorare il tutto sarebbe intervenuta un' iniziativa deleteria, quanto inutile, presa da alcuni personaggi delle Accademie che individuarono, chissà perché, nella separazione delle Accademie dai Conservatori, la chiave di volta per entrare all'interno delle Università (una scelta culturale di per se già poco accorta, vedi la fine fatta dai docenti dell'ISEF, non certo riconosciuti come docenti di prima fascia, attuale nostra collocazione). Ma il gruppetto, attento soprattutto “molto idealmente” ai soli livelli economici (per carità anch'essi legittimi) non riteneva di dover porre attenzione a certe quisquiglie appunto culturali e, sventolando una serie di illustri firme, partì in quarta per ottenere, tramite la citata separazione, l'auspicato aumento. Né li fece rinsavire il fatto che molti firmatari confessarono d'aver sottoscritto un documento che non parlava affatto di separazione tra Accademie e Conservatori, e neppure di volere una simile follia poiché, anche a detta loro, separare le Arti poteva costituire solo un atto di presunzione,o di idiozia, ma soprattutto indeboliva il settore. E inoltre, quello che più strideva era la poca generosità di comportamento che avevano questi docenti d'Accademia nei confronti dei Conservatori che da anni, attraverso le battaglie dell'UNAMS, combattute sempre in nome dell'unitarietà delle Arti, avevano sottratto anche le Accademie ad una brutta fine. O ltre alle battaglie sarebbe opportuno ricordare come ad esempio, nell'ultimo contratto, solo grazie all'aumento d'orario nei Conservatori fu possibile abbassare il loro orario da circa 450 ore a 250+74. Insomma siamo fratelli quando a pagare sono i Conservatori poi qualcuno diviene... Caino. Ma si sa: gratitudine e correttezza non sono di questo mondo! E poi ho tanti affettuosi amici nelle Accademie che non vale la pena di curarsi di qualche... etc. etc...

    L'iniziativa, però, di questi docenti d'Accademia (risentimenti dei Conservatori a parte), andrà ad esprimere tutto Il suo danno allorché, un siffatto progetto, qualcosa che non aveva alcuna speranza di realizzazione, divenne oggetto d'interminabili discussioni durate mesi, finendo così col bloccare del tutto un provvedimento che, qualora fosse stato approvato, oltre a risolvere problemi di bienni ed equipollenza dei titoli (vedi testo già approvato dal Senato), avrebbe potuto divenire anche lo strumento utile per risolvere la questione urgente del precariato, nonché altri piccoli problemi. Purtroppo, sempre il gruppetto, indorandosi con paroloni, ebbe invece buon gioco a farsi seguire da colleghi che, non conoscendo i meccanismi parlamentari e le logiche che le guidano, credendo davvero possibile l'operazione, non ebbero remore a condividere ed ampliare il fossato che si stava scavando, tra Accademie e Conservatori e che, lungi dall'essere utile, avrebbe finito col rendere tutto il settore più debole. Purtroppo ad avere un seguito facendo baluginare la prospettiva del raddoppio dello stipendio è cosa facile... ma solo se ad ascoltare, e mi dispiace dirlo, ci sono degli sprovveduti. Infatti, credere che un Governo e una Commissione Bilancio, che non trovavano neppure pochi spiccioli per sistemare, attraverso il turn-over, un problema serio come quello del precariato, si rendesse invece disponibile a reperire circa 50 milioni (il conto è esatto e la matematica non è un'opinione) embè, senza offesa, ma è proprio da allocchi. Se poi l'on. Scalera glielo ha lasciato credere non sarebbe difficile sciogliere l'arcano della disponibilità del relatore. Infatti, l'onorevole per motivi intuibili (le elezioni con sistema di scelta da parte dei cittadini sembrava alle porte) desiderava soltanto tenersi buone le Accademie ma, da politico di lungo corso quale egli è, neppure per un istante deve aver realmente ipotizzato che lo Stato sganciasse 50 milioni, tra l'altro annui...così, per improvvisa simpatia nei confronti dell'Arte. A ritenere il contrario arrecheremmo offesa alla sua intelligenza politica. E allora come disse Enrico IV di Francia: “Parigi val bene una messa”, e anche l'onorevole si convertì ai desiderata delle Accademie, tanto... tanto, essendo rimasto ben poco tempo per la discussione, il DdL non avrebbe avuto futuro... ma le simpatie, quelle almeno, gli sarebbero rimaste.

    E così è stato! La “messa”, però, se a qualcuno venisse in mente di chiederla cantata, ora non potrà che essergli celebrata, come si dice, “liscia”: senza canti e senza suoni. Infatti, i Conservatori, dopo questa umiliante esperienza, di certo, avranno qualche difficoltà a cantare e suonare per determinati “amici”. E dategli pure torto!

    Comunque, alla fine di Settembre chi scrive, prendendo atto di lungaggini troppo sospette (il comitato ristretto costituito appositamente in seno alla Commissione Cultura non riprendeva affatto la discussione) e avendo avuto modo di conoscere il testo dell'emendamento contenente la famigerata divisione dei Conservatori dalle Accademie che l'On. Scalera era pronto a presentare, per correttezza, fece un estremo tentativo presso di lui, sperando almeno in un chiarimento. L'onorevole ebbe a ricevermi gentilmente, ovviamente non sapeva del testo che avevo in tasca, ma per quanto cercassi di sollecitarlo, evitò accuratamente di parlare di divisioni. A quel punto, non essendo una novellina, come si dice a Napoli “capii tutta la cucina”, ovvero compresi che la 4822 era condannata e che era inutile proseguire per un vicolo cieco. Infatti, non era difficile presupporre che, come si dice in sistema calcistico, il relatore, non potendo forzare le casse dello Stato, e non volendo neppure scontentare, come sopra detto, le Accademie, avrebbe fatto solo “melina” onde giungere alla fine della legislatura con un niente di fatto, addossando magari le colpe ad altri. (A onor del vero, pochi parlamentari erano d'accordo con Scalera su questa divisione ma... il relatore era lui).

    Pertanto, avendo esperienza di certi trabocchetti e, se mi è consentito, purtroppo anche dell'animo umano, decisi, onde non fare anch'io la fine dell'”ovo tosto”, in compagnia delle Istituzioni e soprattutto degli studenti da anni in attesa, decisi d'avviarmi, usando la massima riservatezza, per una strada alternativa.

    Il resto è ormai storia, con assoluta discrezione pensai ad un blitz da operare sulla “finanziaria” (definita oggi legge di stabilità) nel momento della discussione al Senato, un qualcosa che, però, pur essendo sufficientemente esperta, non si presentava affatto facile da realizzare, a meno che non fosse intervenuto qualche santo. Colgo l'occasione per precisare che il blitz non poteva riguardare anche il precariato poiché, mentre l'emendamento sui titoli di studio e biennio era a costo zero, per qualunque passaggio in ruolo o quant'altro avesse comportato spesa, sarebbe servita la preventiva copertura e il consenso da parte del Tesoro. Pertanto dette risorse dovevano essere trovate da quanti avevano la forza dei precari alle spalle. (Sul precariato, poi, ho delle precise idee che non mancherò di esporre più avanti).

    Voglio solo annotare che all'indomani dell'approvazione fulminea dell'emendamento, come era presumibile, visto lo stupido livore che sempre esiste nei confronti nostri e in quello delle Istituzioni, si è scatenato il solito inferno. Infatti, quelli che avevano già assaporato la fine ingloriosa delle Istituzioni (e ci stavamo vicini) non potendo proprio ingoiare l'eclatante successo dell'operazione, anche scompostamente fecero fioccare sul Senato indecorose proteste. Questo “illuminato” comportamento purtroppo è andato a consolidarsi nell'aggiunta di alcune parole al testo già approvato dal Bilancio, parole che sono oltre che inutili anche dannose. Le parole relative ai titoli sono:

    ......omissis “conseguiti prima dell'entrata in vigore della presente legge e congiuntamente al possesso di un diploma di scuola secondaria superiore”

    Ebbene queste parole che non esistevano affatto nel primo testo, sono inutili poiché il possesso della maturità per conseguire una laurea è già legge generale dello Stato, e dannose poiché la puntualizzazione ”prima dell'entrata in vigore della legge” blocca una soluzione possibile, per via ministeriale, del transitorio. Infatti, senza questa puntualizzazione si poteva procedere, magari con semplice decreto del ministro a determinare, come avvenuto nel '99 per le Università, un regime transitorio per chi stava studiando ancora con il previgente ordinamento.

    In ultima analisi va anche detto che se si fosse proceduto subito ad una giusta attuazione della riforma, tutte queste complicazioni non sarebbero mai intervenute. Purtroppo invece, con la progressiva instaurazione di una confusione pressoché sovrana si sono andati a creare anche determinati interessi, che essendosi ormai cristallizzati sono duri a morire. Pertanto, alla luce di detti interessi, può succedere di tutto e di più, anche, ad esempio, che certuni si ritrovino ostili persino alla fondamentale messa in ordinamento dei bienni, e se ne lamentino, per giunta, con un cumulo di sciocchezze. Ma comprendere la “bua” che affligge certi personaggi è facile. Infatti, “essendo l'ordine il contrario della confusione” un avvento del genere, che appunto, pone ordine, potrebbe non consentire più l'elargizione di cattedre, corsi e corsetti a piacimento. E se poi, a fare le spese del passato andazzo, erano stati gli studenti che, dopo sacrifici economici e duri studi, come già detto in altre occasioni, s'erano ritrovati con più o meno, della carta straccia in mano (i titoli dei trienni e bienni, in quanto sperimentali, non venivano riconosciuti all'estero e nemmeno in Italia per partecipare ai pubblici concorsi) ebbene ciò, per certuni, come si dice a Napoli, era “cosa da niente”. Insomma non li poteva tangere affatto: il Napoleone che spesso cova in loro, e relativo esercizio, alquanto balordo, del potere, bastava a gratificarli!

    Ma, riprendendo il discorso circa le parole aggiunte, non ne conosco gli autori, magari li posso solo immaginare! Cert'è che si è ripetuta la stolida operazione d'infiltrare veleno in un grande ed esemplare provvedimento, onde far sollevare conseguentemente una serie di proteste. Comunque i rimedi esistono e, per quanto mi riguarda, sono pronta ad appoggiare tutti i sacrosanti ricorsi.

    Tornando alla legge, nello specifico essa comporta:

    1. l'equipollenza dei titoli rilasciati da Accademie e Conservatori di musica a determinate lauree, unico sistema per rendere possibile l'accesso ai pubblici concorsi (la spendibilità delle lauree serve infatti, a partecipare ai pubblici concorsi. Per fare il libero artista o appendere la laurea nel salotto buono non occorrono equipollenze). Ma, a quando vedremo un diplomato di Conservatorio o di Accademia fare il direttore generale di un qualche ministero?
    2. la messa in ordinamento entro dodici mesi di tutti i corsi accademici di secondo livello (e scusate se è poco!);
    3. I titoli del passato divengono lauree a tutti gli effetti. E questo è un atto di giustizia poiché quando c'è stata la riforma universitaria tutti i laureati ebbero a mantenere il loro titolo; soltanto per Accademie e Conservatori, pur essendo il titolo ugualmente al più alto livello, si volle procedere ad un'umiliante discriminazione che ignorava tutti i titoli sino allora conseguiti. Solo nel 2004 il vecchio diploma veniva pareggiato ad una laurea di primo livello e, per quanto riguardava il biennio non se ne parlava affatto. Era un'ingiustizia paradossale che toglieva dignità ai passati studi. Per merito del Senato, oggi, viene riconosciuta la pienezza del titolo. Pertanto un atto di rispetto e di riconquistato valore per Accademie e Conservatori di musica. Se poi a qualcuno che ha fatto il biennio sperimentale non torna giusta la cosa, vorrei sottolineare che, se ieri aveva un diploma sperimentale quasi inutile, oggi, a rigor di logica, si ritrova con due lauree in tasca.

    Insomma non si può guardare ad una legge tanto importante per le Istituzioni, il personale e gli studenti, leggendola solo attraverso lo specchio del proprio particolare... qualche volta pensiamo anche disinteressatamente e “alto”.

    Effetti della legge: oltre ad avere messo finalmente l'Italia in pari con l'Europa, non occorre essere scienziati per capire che la legge comporterà, nell' immediato, un aumento delle iscrizioni, poiché se ieri ci s'iscriveva solo per passione, senza quasi un futuro, oggi con il diploma spendibile nei pubblici concorsi, qualsiasi genitore guarderà con rispetto e speranze, ormai attuabili, agli studi artistici e musicali del proprio figlio. Il numero delle iscrizioni costituirà anche una maggiore tranquillità per i colleghi precari.
    In ultima analisi se qualcuno vuole avere ben chiara la bontà della legge basta che si vada a sentire i commenti di determinate Facoltà che prospettano, dopo l'emendamento, la volontà di adire ad un suicidio collettivo.

    Fine seconda parte
    Continua nella terza ed ultima parte con “precariato ed altro” (e dei corsi pre-accademici)“