Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3312
Esame Ordini del Giorno
Dichiarazioni di Voto
Votazione Finale

BOZZE NON CORRETTE

Stenografico Aula in corso di seduta

Seduta n. 226 del 20/11/2002

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Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3312)

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Poiché i deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo hanno chiesto la votazione mediante procedimento elettronico, per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta fino alle 10.05.

La seduta, sospesa alle 9,45, è ripresa alle 10,05.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 4.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 234
Maggioranza 118
Hanno votato
10
Hanno votato
no 224
Sono in missione 89 deputati).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Bimbi 4.6 e Martella 4.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, questo emendamento vuole sopprimere il comma 4-bis perché, come ho già ricordato ieri, stiamo parlando di incentivi a professori e ricercatori per l'innovazione nel campo della didattica. Questi progetti, però, nella forma prevista dal comma sarebbero definiti con l'accordo tra ministero e regioni bypassando completamente le università. È risaputo che le università nel campo della didattica hanno una competenza esclusiva, inoltre è evidente che il rapporto con le regioni nella maggioranza dei casi, è previsto dai nuovi ordinamenti didattici. È giusto che questo rapporto continui ad esserci anche per quanto riguarda l'organizzazione di tutte le forme di stage, di tirocinio, di complementarietà tra la formazione di base di tipo accademico e la formazione più applicativa. Comunque, le università non possono accettare di essere scavalcate sulla definizione di progetti che riguardano la didattica. Questo comma ci sembra particolarmente grave e - lo spero - frutto di una svista; quindi sollecitiamo i colleghi ed il Governo affinché venga corretto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.

ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, con il mio emendamento 4.7 abbiamo proposto la soppressione del comma 4-bis il quale prevede che l'erogazione dei contributi alle università statali per l'incentivazione dell'impegno didattico dei professori e dei ricercatori venga finalizzata anche all'adeguamento quantitativo e al miglioramento qualitativo dell'offerta didattica e dei progetti sperimentali sul diritto allo studio.
In questo caso, il Governo ci mette davanti agli occhi un'operazione davvero singolare: si decide di utilizzare il fondo, previsto dalla legge n. 370 del 1999 e finalizzato al giusto obiettivo di incentivare l'impegno didattico, anche per progetti indirizzati al diritto allo studio. Nel frattempo, si diminuiscono le risorse del fondo integrativo per il diritto allo studio da ripartire tra le regioni.
Deve essere ben chiara la nostra posizione: siamo favorevoli al rispetto della legge n. 370 del 1999, quindi al fondo e al suo utilizzo per l'incentivazione dell'impegno didattico ed il miglioramento dell'offerta formativa. Siamo favorevoli all'aumento delle risorse del fondo per il diritto allo studio, ma questo comma, così come è, non sta in piedi perché si decide di utilizzare un fondo, destinato a scopi precisi, anche per altri.
Ancora una volta, si tratta di interventi occasionali; le risorse vengono diminuite, producendo incertezza ed invece di aumentarle, si utilizzano quelle poche che sono a disposizione per più obiettivi. Inoltre - lo affermava anche l'onorevole Bimbi - si prevede che debba esservi una programmazione concordata con il ministero, mentre, invece, dovrebbe sussistere tra le regioni e le università. Anche in questo caso, viene riportato in questo comma un principio inutilmente centralista.
Ciò è ancora più grave se consideriamo il fatto che le risorse complessive, destinate al diritto allo studio universitario, diminuiscono e che - abbiamo avuto già modo di dirlo - sia la legge finanziaria del 2002 sia quella del 2003 hanno interrotto quel trend di crescita che aveva portato all'aumento delle somme a disposizione del diritto allo studio universitario e all'allargamento della platea dei cosiddetti aventi diritto, con il risultato che oggi ci troviamo nella condizione di non riuscire a dare la borsa di studio a tutti coloro che ne avrebbero il diritto per merito e per reddito (sono circa 150 mila studenti). Ciò è indicativo del fatto di come questo Governo, questa maggioranza di centrodestra stia dequalificando e destrutturando il nostro sistema universitario. Qualche giorno fa, il ministro Moratti, nel corso dell'audizione in Commissione, ha cercato di dirci che il bilancio dell'attività del proprio ministero è positivo, ma abbiamo ribadito, con fatti inequivocabili ed oggettivi, che così non è: il bilancio che noi tracciamo, che gli operatori del settore, che il mondo accademico e della ricerca tracciano è assolutamente negativo ed è reso ancora più negativo dal fatto che il ministro Moratti aveva assunto impegni precisi, come quello di far crescere il fondo di finanziamento ordinario dell'università o come quello, ancora più importante, di aumentare il rapporto tra investimenti per la ricerca e prodotto interno lordo che, nel nostro paese, è meno della metà rispetto a quello degli altri paesi europei, per non parlare degli Stati Uniti e del Giappone nei quali il volume di risorse che la comunità destina per ogni studente universitario è certamente più elevato che nel nostro paese.
Il Governo, quindi, rinuncia a fare di questi temi un punto qualificante dei propri interventi e prosegue con una politica di abbassamento della nostra competitività e di declassamento del nostro sistema nello scenario internazionale. È esattamente il contrario di ciò di cui vi sarebbe bisogno per dare una prospettiva ed un futuro a molti giovani, a molti studenti e, complessivamente, al nostro paese.
Anche l'emendamento in esame si propone di correggere questa situazione distorta perché il comma così come è redatto non sta in piedi: si prevede l'utilizzo delle poche risorse a disposizione per più obiettivi, creano incertezze e confusione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bimbi 4.6 e Martella 4.7, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 304
Maggioranza 153
Hanno votato
132
Hanno votato
no 172
Sono in missione 89).

Prendo atto che l'onorevole Dorina Bianchi non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Tocci 5.1 e Colasio 5.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con l'articolo 5 per un verso si compie un gesto doveroso perché corrisponde i compensi alle commissioni e ai comitati di esperti che valutano i progetti e i programmi di ricerca. Ciò per il passato: per il futuro, esso mette a carico dei fondi di ricerca stessi gli importi della valutazione.
Noi siamo già in una situazione in cui la ricerca stenta a sopravvivere. Non solo: ieri il presidente del CNR ci ha detto che l'istituto da lui presieduto per esempio sarà costretto a recedere dai contratti internazionali di ricerca; non può infatti farvi fronte, con le risorse disponibili, in particolare con i ricercatori, anche perché non dispone dei fondi di base.
Noi togliamo ai fondi di ricerca che sono già estremamente esigui anche il costo della valutazione, che è un costo che dovrebbe essere chiaramente sopportato dal Ministero, in quanto la valutazione riveste carattere nazionale.
Si tratta quindi di un comma che è la spia della politica generale sulla ricerca: tagliare, tagliare dappertutto (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.

WALTER TOCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'articolo 5 sembra un articolo innocuo, ma in realtà determina un taglio ulteriore dell'1 per cento dei fondi della ricerca nazionale. Vi ricordo che nella legge finanziaria il taglio operato è stato del 2 per cento. Questo innocuo articolo quindi, in termini di tagli, equivale alla metà dei tagli previsti nella legge finanziaria.
In questo articolo c'è un trucco: sembra, come ho detto, innocuo, ma in realtà è una vera e propria rapina ai fondi per l'attività di ricerca. In passato infatti le commissioni di valutazione venivano finanziate con apposito fondo, ma nel preparare il bilancio dello Stato per il 2002 il ministro Tremonti ha eliminato quel capitolo. Ha così sostanzialmente creato un debito fuori bilancio, dal momento che quelle commissioni, per continuità di amministrazione, hanno continuato a lavorare.
Oggi con questo articolo il Governo chiede all'Assemblea di sanare questo debito fuori bilancio, «tagliando» ulteriormente la ricerca. È diventato persino banale citare quel numero, drammatico per il nostro paese, dell'uno per cento degli investimenti in ricerca in rapporto al prodotto interno lordo. Occorre però qui sottolineare che a questo punto nemmeno questo numero rende la gravità della situazione. Non è grave soltanto la funzione degli investimenti in rapporto al PIL, ma è ancora più grave la sua derivata, ovvero il fatto che in questo momento tutti i paesi europei stanno incrementando gli investimenti in ricerca, pur avendo le stesse difficoltà di carattere macroeconomico che attraversa il nostro paese.
Noi siamo l'unico paese europeo che in questo momento arretra rispetto agli investimenti. Persino la Spagna, che con noi condivide la posizione di fanalino di coda, sta recuperando questo deficit, mentre noi stiamo compiendo seri passi indietro, allontanandoci, unico tra i paesi europei, dall'impegno stabilito al vertice di Lisbona, ovvero quello di raggiungere entro il 2010 la «vetta», per noi a questo punto molto lontana, del 3 per cento in rapporto al prodotto interno lordo.
Lo ha già ricordato la collega Bindi: ieri il presidente del CNR ha svolto una relazione assai importante sullo stato della ricerca nazionale. Invito tutti i colleghi interessati al tema a leggere quella relazione, perché, in primo luogo, sfata una serie di calunnie che sono state portate avanti verso il CNR e la ricerca italiana da alcuni improvvidi commentatori.
Quello studio riporta i risultati di un accurato benchmarking internazionale, che rivela una cosa molto semplice: il numero di pubblicazioni scientifiche del CNR in rapporto alle risorse impegnate è dello stesso livello dei più prestigiosi centri di ricerca europei, dal Max Planck al CNRS francese.
Ma ancora di più. Il presidente del CNR ieri ha dato una notizia shock: se non succederà qualcosa nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, il CNR sarà costretto a rinunciare ai progetti internazionali, come ad esempio i progetti sulla genomica funzionale, sul nuovo grande osservatorio Themis delle Canarie.
Vorrei sottolineare, a questo proposito, un'ironia della sorte: proprio nelle stesse ore in cui il presidente del CNR annunciava che per difficoltà di bilancio dovremo abbandonare il progetto dell'osservatorio Themis, le agenzie di stampa battevano una notizia formidabile per il nostro paese e cioè che i nostri ricercatori dell'istituto di astrofisica hanno scoperto un nuovo sistema solare tra l'Acquario e i Pesci, un nuovo grande successo della scienza italiana! Ed io, signor Presidente, mi permetto di suggerire che quest'Assemblea invii al professor Gratton e alla sua équipe le congratulazioni della Camera dei deputati (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
Ma mentre i nostri scienziati si fanno valere nel mondo, noi stiamo per decidere di uscire da quei progetti internazionali. Ormai la misura è colma, l'allarme è generalizzato. Vi posso assicurare che i ricercatori di tutte le idee politiche - quelli di destra, quelli di centro, quelli di sinistra - sono concordi nel dire che la misura è colma.
L'allarme non è soltanto nostro, dell'opposizione, vorrei fosse chiaro a tutti i colleghi della maggioranza. La prossima settimana la Confindustria, di fronte al Presidente della Repubblica, lancerà un grido d'allarme sullo stato della ricerca nazionale e la settimana successiva, a Montecitorio, il Presidente della nostra Camera, il Presidente Casini, presiederà un convegno internazionale e anche da lì si leverà un grido d'allarme.
Anche nel Governo, in questi giorni, sono finalmente emersi i conflitti tra il ministro Tremonti e il ministro Moratti, ma, a quanto pare, i due ministri non sono in grado di risolvere il problema. Allora, colleghi della maggioranza, aiutate il vostro Governo: bocciate questo articolo, questo ulteriore taglio alla legge finanziaria e costringerete Tremonti a trovare quei soldi che ha sottratto alla ricerca (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Mi associo alle congratulazioni rivolte dall'onorevole Tocci ai nostri scienziati che hanno scoperto un nuovo sistema solare tra le costellazioni dell'Acquario e dei Pesci. Vorrei precisare che non si tratta di un segno zodiacale, ma di un grande pianeta con due soli.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Tocci 5.1 e Colasio 5.2, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 325
Votanti 323
Astenuti 2
Maggioranza 162
Hanno votato
137
Hanno votato
no 186).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Tocci 5.3 e Colasio 5.4. Prendo atto che i presentatori non accolgono l'invito al ritiro. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Tocci 5.3 e Colasio 5.4, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 327
Votanti 325
Astenuti 2
Maggioranza 163
Hanno votato
138
Hanno votato
no 187).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 5-bis.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.

WALTER TOCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo emendamento e con quelli successivi vogliamo mettere in evidenza che nella legge finanziaria vi sono 90 miliardi di vecchie lire che non sono state spese. Il Governo ha avuto ben 18 mesi di tempo per emanare una circolare che avrebbe consentito l'erogazione di questi fondi, ma, ciò nonostante, il Governo non è stato in grado di scrivere questa circolare.
Si tratta di 90 miliardi che vanno alla ricerca industriale per le imprese private e a me, come a tanti altri di voi, sicuramente è capitato di leggere i romantici articoli del ministro Moratti sulla ricerca che deve rivolgersi alle imprese. Il ministro ha scritto tanti articoli in questo senso.

A me viene da pensare alle mattinate trascorse dal ministro a scrivere questi articoli. Forse se in una di quelle mattinate, invece di scrivere un editoriale, avesse scritto la circolare, gli imprenditori italiani avrebbero avuto una predica in meno e 90 miliardi in più per la ricerca applicata (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
Oggi, cerchiamo di sopperire alle carenze del ministro e del Governo, suggerendo, attraverso alcune di queste proposte emendative, determinati criteri di spesa di questi soldi che privilegiano il consorzio tra piccole e medie imprese e la ricerca fondamentale.
Attraverso un ordine del giorno, impegniamo il Governo a rispettare precise priorità nell'ambito dell'erogazione di questi fondi. La formula dell'articolo 5-bis, così com'è, affida, sostanzialmente, al Governo una delega in bianco. Con l'articolo 5-bis, diciamo ad un Governo che, per 18 mesi, non ha speso questi soldi: pensaci tu per il futuro. Credo che questa delega in bianco sia eccessiva. Sembra, anzi, una vera e propria abdicazione del Parlamento rispetto ad una sua responsabilità fondamentale nella politica di bilancio.
Proponiamo due obiettivi prioritari che corrispondono a due esigenze, forse le più drammatiche. In primo luogo, chiediamo di spendere questi 90 miliardi per dare incentivi a quelle industrie che assumono nuovi e giovani ricercatori. Cari colleghi, dobbiamo riflettere sul seguente aspetto: un giovane ricercatore italiano, in questo momento, si trova la porta sbarrata nell'università e negli enti pubblici di ricerca, perché il disegno di legge finanziaria ha appena prorogato il blocco delle assunzioni per due anni. Si dia, almeno, la possibilità a questi giovani di essere assunti in un'impresa privata che otterrebbe un forte incentivo da questa assunzione.
Vorrei sottolineare che è in gioco il futuro dei nostri ricercatori. Nel nostro paese, in questo momento, vi sono tanti giovani italiani, ricchi di talento. Come sempre, costringeremo questi giovani ad emigrare, come è già successo per tante altre generazioni.
Di recente, l'elenco dei premi Nobel si è arricchito di un altro nome italiano: il professor Giacconi. A chi gli ha chiesto per quale motivo fosse andato in America, ha risposto richiamando l'esempio del grande Michelangelo al quale fu offerta la possibilità di affrescare un muro. Il professor Giacconi ha aggiunto: noi scienziati non chiediamo altro che un muro da affrescare. Perché negare, oggi, ai nostri più geniali giovani, l'opportunità di avere un muro da affrescare? Perché mortificare questi giovani talenti bloccando l'accesso, sia alla ricerca pubblica sia alla ricerca privata?
Con l'emendamento al nostro esame, proponiamo di destinare una parte cospicua di questi 90 miliardi alle imprese private che assumeranno giovani ricercatori.
Come secondo obiettivo prioritario, proponiamo il raggiungimento di un buon rapporto tra ricerca pubblica e privata. Nei mesi passati, senza compiere nulla di concreto e di pratico...

PRESIDENTE. Onorevole Tocci...

WALTER TOCCI... il Governo ha fatto soltanto una cosa: ha messo contro la ricerca pubblica e quella privata e ha creato un dissidio laddove, invece, ci dovrebbe essere un'armonia. Infatti, soltanto quando ricerca pubblica e privata si danno una mano, si raggiungono grandi risultati di eccellenza.
I più importanti distretti industriali del mondo nascono proprio da forti centri pubblici di ricerca e da una rete di piccole e medie imprese (mi riferisco anche alle ultime esperienze, come quella di Cambridge). È proprio questa la scommessa, la fortuna: imprese e centri pubblici di eccellenza.
Proponiamo di spendere questi 90 miliardi per incentivare quelle convenzioni, quei rapporti contrattuali tra imprese e centri pubblici di ricerca, in modo da seguire l'esperienza migliore in questo momento a livello internazionale. Non una delega in bianco ad un Governo che non ha saputo spendere, per 18 mesi questi fondi! Proponiamo, invece, attraverso un ordine del giorno, di impegnare il Governo...

PRESIDENTE. Onorevole Tocci...

WALTER TOCCI... a spendere 90 miliardi per l'assunzione di giovani ricercatori e per creare un rapporto tra università, centri di ricerche e imprese private (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.

ANDREA COLASIO. Signor Presidente, dopo le considerazioni svolte dai colleghi Bimbi e Tocci, ritengo opportuno tentare comunque di delineare un rapporto con la maggioranza su di una questione che, per noi, ha carattere bipartisan e strategico.
Ho letto gli interessanti interventi del sottosegretario Caldoro in sede di discussione sulle linee generali. Tra le righe, con grande intelligenza, egli ha detto: in fondo, nel settore della ricerca, questo Governo non ha fatto quel che avrebbe voluto. Al tempo stesso, ricordo che il presidente della VII Commissione, onorevole Adornato, proprio in sede di discussione del disegno di legge finanziaria, ha sollecitato con forza il suo Governo e la sua stessa maggioranza a ricentrare le politiche su questo settore strategico. Peraltro, il presidente Adornato sa bene che, in VII Commissione, si è addivenuti ad una decisione unanime rispetto alla consapevolezza di un incremento sostanziale delle risorse allocate nella ricerca. Ahimè, presidente Adornato, noi constatiamo che, nonostante la sua buona volontà, il suo Governo e la sua maggioranza non si sono dimostrati ricettivi!
Partendo da questo rilievo, noi, come forza di opposizione, abbiamo dato la più grande disponibilità a delineare un percorso, ad attivare un processo che assuma la ricerca di base come vettore strategico nel nostro paese. Allora, è evidente che si pongono alcuni problemi. La stessa Corte dei conti - faccio riferimento ad un organo neutro, ad un organo tecnico -, nella sua ultima relazione, fa un'affermazione oltremodo interessante, che dovrebbe preoccupare i colleghi della maggioranza. Dice la Corte: si rivela un'incoerenza - ripeto: un'incoerenza! - tra enunciazioni di obiettivi e allocazione delle risorse.
Il riferimento, com'è chiaro, è al Piano nazionale della ricerca ed alle nuove linee guida per lo sviluppo tecnologico di cui alla delibera CIPE n. 35 del 2002, nella quale si prospettava un preciso impegno a far sì che le risorse allocate nella ricerca crescessero in modo significativo. Come Governo, avete individuato uno scenario: quello dell'1 per cento. Il CIPE dice al riguardo: va bene, ma decliniamolo operativamente! La predetta delibera prevedeva un incremento progressivo e graduale delle risorse allocate nella ricerca: 18 per cento in più. Sapete benissimo che, in realtà, in sede di definizione del fondo ordinario per gli enti pubblici di ricerca, non vi è alcuna conferma di queste pie enunciazioni. Vi è, dunque, una sorta di sovraccarico enunciativo che non trova corrispondenza nelle politiche di settore. Allora, delle due l'una: o amate fare dichiarazioni per il gusto di farle o vi è una vostra fondamentale irresponsabilità!
Il mondo della ricerca italiano sta valutando seriamente il vostro operato, ma sta a cuore a noi ed a voi - ne va della crescita della competitività globale del paese - che queste enunciazioni non si risolvano in mera lirica che resta ferma nel DPEF e nelle delibere CIPE. Noi, come opposizione, abbiamo detto una cosa molto chiara: crediamo che la definizione di un ruolo e di uno status del nostro paese in Europa, alla luce del documento Busquin ed alla luce della definizione di uno spazio europeo della ricerca, debba vederci convergere, maggioranza ed opposizione, su di una politica di incremento delle risorse per la ricerca di base. Ma, ahimé, ciò non è dato! Come opposizione, ribadiamo il nostro preciso impegno a collaborare affinché, su tali questioni, si definisca una politica unitaria.
Un'ultima considerazione sulla riforma degli organi. C'è qualcosa che ci preoccupa. È evidente che, dal nostro punto di vista, il riassetto ordinamentale non può ledere principi fondamentali come l'autonomia della comunità scientifica. Ieri, abbiamo sottolineato la dimensione strategica dell'autonomia dell'istituzione scolastica ed abbiamo rivendicato e difeso l'autonomia universitaria. Oggi, vi diciamo: se pensate di mettere mano, in modo ordinamentale, sul CNR, andando a ledere l'autonomia della comunità scientifica e consentendo l'ingerenza della politica nello spazio della ricerca, commettete un grave errore politico!

Sono errori gravi che, assieme all'inadeguatezza delle risorse allocate per la ricerca scientifica, non delineano sicuramente un futuro di sviluppo per il nostro paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 5-bis.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 353
Votanti 352
Astenuti 1
Maggioranza 177
Hanno votato
148
Hanno votato
no 204).

Avverto che l'emendamento Colasio 5-bis.3 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 5-bis.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 353
Votanti 346
Astenuti 7
Maggioranza 174
Hanno votato
143
Hanno votato
no 203).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 5-bis.5 , non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 363
Votanti 358
Astenuti 5
Maggioranza 180
Hanno votato
151
Hanno votato
no 207).

Prendo atto che l'onorevole Brusco non è riuscito a votare.
Passiamo votazione dell'emendamento Titti De Simone 6.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.

ANDREA COLASIO. Signor Presidente, qui entriamo in un terreno a dir poco problematico, ma anche interessante, perché, dopo la riforma della legge n.508, relativamente alla definizione di un sistema dell'alta formazione artistica e musicale, penso che sia la prima volta che questo tema torna in questa Assemblea. Quindi, abbiamo una grande e importante occasione per affrontarlo, così come si fece a suo tempo, all'interno di una logica, mi auguro, cooperativa.
È evidente che, innanzitutto, va chiarito e definito il ruolo, l'identità e le funzioni del nostro sistema di alta formazione, così come delineata nell'articolo 33 della Costituzione. È evidente che i 56 conservatori, le 20 accademie, gli ISIA - penso in modo particolare alle esperienze di Faenza (all'istituto di ceramica di Faenza), rappresentano qualcosa che si radica nei nostri territori, si radica nella geografia culturale del nostro paese. Quindi, stiamo parlando di qualcosa che ha a che vedere significativamente con la specificità e le culture di quella realtà complessa dal punto di vista culturale che è il nostro paese. È evidente che noi scontavamo un grave e pericoloso ritardo rispetto ai grandi paesi europei, nei quali il sistema dell'alta formazione artistica e culturale aveva una sua autonoma dignità. I nostri studenti, lo sapete, spesso e volentieri erano penalizzati perché i titoli rilasciati da queste istituzioni di alta formazione culturale, musicale e artistica non erano equiparati al livello della laurea, per cui i nostri ragazzi, pure a fronte di un percorso formativo oltremodo significativo, non si vedevano riconosciuti in termini sia concorsuali sia di formazione professionale.
Benissimo, oggi voi - ed è qui il punto politico - regolate; io ritengo che fosse un atto dovuto e necessario; non so se il decreto-legge fosse la forma più adatta, però giustamente regolate una situazione che rischiava di essere penalizzante per quei ragazzi che avevano conseguito il titolo in una situazione che ha subito delle modifiche successive al riordino del sistema universitario e quindi al regolamento previsto dal decreto n. 509.
Ebbene, su questo possiamo anche essere d'accordo, ma è evidente, lo dico al sottosegretario di Stato Caldoro che ha seguito la pratica in modo particolare, che voi siete intervenuti regolando alcuni aspetti del sistema ma dimenticandone altri. Lei giustamente, sottosegretario di Stato, dice una cosa: i due sistemi, quello universitario e quello dell'alta formazione, devono trovare un equilibrio dinamico interno e uno tra di essi. È evidente che noi non possiamo non assumere come strategico il sistema dei crediti formativi, dei debiti formativi, come sistema regolativo che rispetti le autonomie dei due sistemi (alta formazione e universitario). Al tempo stesso dico una cosa, sottosegretario: vi è un ritardo politico enorme, perché il vero tema di cui stiamo parlando tra le righe è che - voi lo sapete benissimo - nel giugno del 2001 il Governo si era impegnato a fare quello che manca. Infatti, se voi siete costretti oggi a fare degli interventi tampone di questo tipo questo dipende dal fatto che non avete ancora proceduto, così come indicava il Consiglio di Stato, all'adozione di quei regolamenti che definiscono l'autonomia statutaria, l'autonomia regolamentare, l'autonomia didattica, gli standard qualitativi, del nostro sistema di alta formazione artistica e musicale.
Allora, dov'è il problema? Abbiamo capito dov'è il problema? È evidente che, se anche in questo caso, una volta di troppo a mio parere, si pensa che il sistema dell'alta formazione non debba essere caratterizzato da quel principio regolatore fondamentale che è la sua autonomia, capisco che non siete nelle condizioni di portare a termine il buon esito dell'assetto regolamentare. Il punto del contendere ci è chiaro: voi volete inserire una norma, che la Commissione cultura ha bocciato, che prevede alla dirigenza di questi organismi un presidente non eletto dalle istituzioni ma di nomina governativa; un presidente le cui competenze si intrecciano con quelle del direttore artistico, che lede e mina alla radice il principio dell'autonomia di queste istituzioni.
Poiché abbiamo lavorato insieme sulla legge n. 508 quando noi governavamo, credo sia interessante e doveroso lavorare insieme nel prosieguo a condizione, però, che voi definiate un percorso politico chiaro.
Un'ultima battuta il sottosegretario Caldoro. Lei sottosegretario dice che avremo una contrattazione in sede ARAN che definisce la specificità del comparto all'interno del comparto scuola. No! Non è così, non è pensabile. Questo comparto ha una sua specifica autonomia, definita dal CNAM e non è riducibile. Avete fatto un errore, non avete scorporato le risorse aggiuntive rispetto al comparto.

PRESIDENTE. Onorevole Colasio...

ANDREA COLASIO. Concludo, Presidente.
Lo ribadisco: l'autonomia dell'alta formazione noi non è negoziabile (Commenti di deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, intervengo per annunciare il ritiro dell'emendamento soppressivo 6.1 a mia firma per le ragioni che seguono.
Poiché la Presidenza ha dichiarato inammissibile l'emendamento a mia firma 6.2, sostitutivo dell'articolo 6, ritengo divenga incompleto il ragionamento che avremmo voluto portare all'attenzione dell'Assemblea. La nostra posizione su questo articolo, naturalmente, non è di contrarietà ad un passo in avanti che riteniamo indispensabile e dovuto, cioè l'equiparazione dei titoli rilasciati dalle accademie e dai conservatori alle lauree universitarie triennali, ma ritenevamo, e continuiamo a ritenere, che le modalità e il merito, in termini complessivi, dell'intervento del Governo su questa materia portino ad una operazione del tutto insufficiente che può, addirittura, diventare dannosa per la sopravvivenza, la qualificazione, il rilancio e l'autonomia di queste importanti istituzioni della formazione pubblica.
Vorrei approfittare per dire subito che il metodo scelto dal Governo per interviene su questa materia, pur su un punto importante, ci lascia francamente molto sconcertati. In primo luogo perché viene inserito un pezzo di riforma e questo conferma le modalità ed il disegno politico di questo Governo circa il settore dell'istruzione e della formazione pubblica: quello, cioè, di intervenire per pezzi, per frammenti, introducendo parti importanti di riforma del sistema all'interno di provvedimenti sporadici, frammentari, disarticolati, eludendo, quindi, la logica fondamentale di un ragionamento organico, complessivo, di sistema sulla riforma, in questo caso, di istituti così importanti per il nostro paese come quelli dell'alta formazione artistica e culturale. Dunque la nostra contrarietà al metodo è assolutamente netta.

Dico di più: crediamo vi sia un approccio demagogico da parte del Governo nell'aver voluto affrontare solamente un aspetto del problema - importante - riguardante le accademie, senza aver voluto trattare, nella sua complessità, tutto la questione della reale applicazione della riforma attuata con la legge n. 508 che, come sappiamo, è piena di lacune e di punti incompiuti.
Questa modalità di operare del Governo esprime, in tutta la sua evidenza, contraddizioni ed incongruenze che rischieranno di ripercuotersi pesantemente anche sull'efficacia del provvedimento oggi al nostro esame. Dico questo perché l'equiparazione dei titoli rilasciati dalle accademie alle lauree triennali senza aver risolto complessivamente il problema dell'inquadramento di queste istituzioni all'interno delle istituzioni universitarie, in particolare per ciò che attiene lo stato giuridico dei docenti, è un problema che vedrà muovere - di questo ne siamo certi - nei prossimi mesi - dal nostro punto di vista in modo assolutamente legittimo - ricorsi nei confronti di questa decisione che solleva, in modo oggettivo, dubbi di costituzionalità.
Signor Presidente, sottosegretario, sostanzialmente i docenti che qui vengono oggi messi nelle condizioni di valutare lavori e tesi parificate a quelle universitarie, che sono abilitati a rilasciare diplomi equiparati ai titoli universitari, non si vedono riconosciuto il grado universitario di docenza. Il decreto-legge che stiamo discutendo ignora, non è la prima volta che ciò accade, questo importante tassello della riforma attuata con la legge n. 508 e sorvola su un punto che la stessa aveva eluso, a nostro avviso, in modo assolutamente negativo.
Con successive proposte emendative - sulle quali chiederò la parola - proponiamo un intervento organico in materia, non solo su tale aspetto specifico, ma anche sul valore, sulla spendibilità effettiva di questi titoli di studio.
Ritiro questo mio emendamento ma, ovviamente, tornerò ad intervenire perché il modo con cui il Governo sta agendo rischia complessivamente di far regredire la riforma attuata con legge n. 508, cosa che ci vede assolutamente contrari.

PRESIDENTE. L'emendamento Titti De Simone 6.1 è stato quindi ritirato.
Passiamo alla votazione della parte ammissibile dell'emendamento Titti De Simone 6.2, identica all'emendamento Titti De Simone 6.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lolli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, colgo l'occasione per intervenire anche sul complesso dell'articolo 6 del decreto-legge.
Riteniamo fosse necessario intervenire su questa materia, in quanto stiamo parlando di una ricchezza, di un patrimonio del sistema formativo italiano. Stiamo parlando di istituzioni formative che diplomano giovani i quali entrano in possesso di una conoscenza, di una formazione tra le più elevate a livello europeo. Il paradosso esistente è che sul piano legale, giuridico, formale i diplomati nel nostro paese si trovano poi svantaggiati nella concorrenza con i diplomati in altri paesi europei, i quali sono dotati di titoli di studio che hanno un valore superiore. Era quindi sicuramente necessario intervenire.
Questo, d'altra parte, come è stato rilevato da altri colleghi, per ultimo dall'onorevole Titti De Simone, era un vuoto, un buco rimasto in una legge, che ritengo tuttavia importante, cioè la legge n. 508 emanata nel corso della passata legislatura.
Questo, però, non è il solo buco, in quanto ve ne sono altri. Ad esempio, siamo già stati chiamati ad intervenire in riferimento alla trasformazione dell'ISEF in facoltà di scienze motorie. In tal caso si pongono due problemi, che già avevo evidenziato e che l'emendamento Titti De Simone 6.2, purtroppo dichiarato ammissibile solo in parte, tenta di correggere.
I due problemi sono i seguenti. In primo luogo, occorre intervenire sui diversi «buchi» con criteri uniformi, senza commettere pasticci che rischiano di creare situazioni arbitrarie. In secondo luogo, è necessario che si intervenga in modo organico. In questo caso, ad esempio, equipariamo effettivamente il titolo di studio relativamente al destino professionale e occupazionale degli studenti e lo equipariamo adesso anche per quanto riguarda il destino formativo, ma rimane un vuoto che rappresenta un gravissimo problema ancora aperto: che fine fanno gli insegnanti e i docenti?
Ieri vi è stata una conferenza stampa cui abbiamo partecipato. Mi rivolgo al sottosegretario: vi saranno dei ricorsi e dovremo tornare ad intervenire su questa materia, giacché appare del tutto incongruo il fatto che docenti che non possiedono una qualifica universitaria si trovino a rilasciare diplomi universitari. Effettivamente, mi pare difficile che le cose possano rimanere così.
Altri aspetti di questo decreto-legge ci lasciano perplessi. Mi riferisco, ad esempio, al fatto che non si indicano in modo chiaro ed evidente le istituzioni cui ci si riferisce. Tuttavia, tale aspetto verrà affrontato dai successivi emendamenti che dovremo esaminare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, con gli emendamenti in esame ed i successivi che abbiamo presentato e che si riferiscono all'articolo 6, è nostra intenzione intervenire in modo più organico e completo su questa materia (il Governo, infatti, sta inserendo un pezzo di riforma in un decreto-legge, senza farsi carico complessivamente della situazione delle accademie) e lo facciamo proprio per tentare di mettere queste istituzioni in una condizione di serenità e di certezza rispetto al proprio futuro e anche rispetto al proprio funzionamento. Lo facciamo per evitare quel caos determinato dalle modalità con cui il Governo sta intervenendo, soprattutto in virtù del fatto che i regolamenti attuativi della legge n. 508 del 1999, nonostante le promesse più volte formulate dal Ministero, non sono stati ancora adottati. Pertanto, queste istituzioni versano oggettivamente in una condizione di estremo disagio e incertezza.
Purtroppo, solo una parte del mio emendamento 6.2 è stata ritenuta ammissibile. Vi era la parte che - come ho già sottolineato nel mio precedente intervento - ritenevamo fondamentale e congruente, ossia quella del riconoscimento dello stato giuridico dei docenti all'interno del sistema universitario. In questo caso, vogliamo intervenire nello specifico proprio per tentare in extremis di garantire il valore del titolo di studio in tutta la sua completezza, soprattutto per quanto riguarda la certezza della prosecuzione del percorso formativo degli studenti che frequentano le accademie ed i conservatori.
Fra le clamorose omissioni che questo decreto-legge contiene, vi è anche quella dell'incertezza delle scuole di specializzazione idonee, delle risorse economiche adeguate, del sistema reciproco di riconoscimento dei crediti tra le università, le accademie ed i conservatori. Con questi emendamenti vogliamo intervenire per restituire certezza e, quindi, anche per evitare che, per il modo così superficiale, approssimativo e incompleto con cui il Governo sta intervenendo in questa materia, non si mettano queste istituzioni, i docenti e gli studenti in una situazione di ulteriore caos rispetto a quella che già stanno vivendo.
Pertanto, gli emendamenti in oggetto sostanzialmente si muovono proprio nella direzione di riconoscere che i titoli conseguiti prima dell'entrata in vigore di questo decreto-legge possano mantenere validità per l'accesso all'insegnamento ed ai corsi di specializzazione e che tramite corsi integrativi questi studenti possano avere diritto al conseguimento della laurea specialistica.

Interveniamo per garantire quella reciprocità dei crediti formativi del quarto anno dei corsi universitari. Interveniamo per garantire effettivamente che il sistema dei crediti praticato a livello europeo venga applicato anche alle istituzioni che fanno riferimento alla legge n. 508. Interveniamo con questi emendamenti perché la riforma effettuata con la legge n. 508 venga estesa anche ad altri istituti di formazione artistica e culturale che hanno pari valore e, a nostro avviso, pari prestigio rispetto a quelli già contenuti all'interno della riforma. Insomma, interveniamo per evitare che questo provvedimento possa peggiorare la situazione di incertezza, di caos e di disagio in cui, anche per responsabilità di questo Governo, si trovano a vivere tali importanti istituzioni dell'alta formazione artistica e culturale.
Per queste ragioni invitiamo i colleghi a votare a favore degli emendamenti in esame che niente tolgono al provvedimento, ma aggiungono principi ed interventi di buon senso che credo debbano essere a cuore di tutti noi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla parte ammissibile dell'emendamento Titti De Simone 6.2 e sull'identico emendamento Titti De Simone 6.3, non accettati dalla Commissione né dal Governo, e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 359
Votanti 357
Astenuti 2
Maggioranza 179
Hanno votato
152
Hanno votato
no 205).

Prendo atto che l'onorevole Brusco non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Sasso 6.11.
Chiedo all'onorevole Sasso se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ALBA SASSO. Signor Presidente, in questo emendamento solleviamo un problema: pensiamo che per la prima formazione degli insegnanti sia necessario il sistema delle scuole di specializzazione. Con l'articolo che intendiamo emendare, invece, si individuano altri soggetti abilitati a dare l'abilitazione, scusate il bisticcio di parole. In attesa della modifica che su questo terreno sarà apportata e del dibattito che si svolgerà, presto anche in quest'aula, a proposito della proposta Moratti sulla scuola riteniamo che non si possano prefigurare altri soggetti o altre modalità di conseguimento di abilitazione.
Nel nostro emendamento segnalavamo un'idea di buon senso: se alle scuole di musica viene consentito di dare l'abilitazione per l'insegnamento perlomeno tali scuole dovrebbero essere collegate, con apposite convenzioni, con le scuole di specializzazione all'insegnamento in modo da garantire una formazione unitaria a quella conseguita da tutti gli altri soggetti che frequentano la scuola di specializzazione.
Pertanto, con tale suggerimento siamo disposti a ritirare questo emendamento il cui contenuto trasfonderemo in un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 6.12.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ANDREA COLASIO. Siamo disposti ad accettare l'invito al ritiro formulato dal relatore, perché lo consideriamo una sorta di assunzione di impegno per la definizione più puntuale di quanto ci sta a cuore e che bene sottolineava la collega Sasso. Noi crediamo che le SDM, cioè le scuole di didattica della musica (che sapete hanno un percorso formativo articolato e complesso, che dura quattro anni e alle quali vi si accede solo a condizione che vi sia la licenza di ottavo-nono anno), debbano definire, d'intesa con il sistema universitario, dei moduli di reciprocità basati sul reciproco riconoscimento di crediti e debiti formativi, mentre è evidente che in questo provvedimento tale aspetto strategico - che è invece oltremodo significativo, come ricordava la collega De Simone perché non è sufficiente regolare il primo livello formativo, essendo necessario regolare anche il secondo (il post-laurea, il dottorato, la specializzazione) - non viene normato.
Pertanto, ritenendo che la volontà del relatore e del Governo, dietro l'invito al ritiro, sia quella di assumere un'equiparazione tendenziale (pur nell'autonomia dei due sistemi) tra scuole di perfezionamento e di specializzazione e scuole di didattica della musica, noi come gruppo della Margherita ritiriamo l'emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 6.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 361
Votanti 360
Astenuti 1
Maggioranza 181
Hanno votato
147
Hanno votato
no 213).

Prendo atto che l'onorevole Dorina Bianchi non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bimbi 6.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Credo che l'articolo 6 possa essere definito come «la gatta frettolosa fece i gattini ciechi», perché se l'intenzione è quella giusta, cioè quella di realizzare la riforma del sistema delle Accademie e dei Conservatori, il metodo ci pare invece pessimo, anche e soprattutto rispetto al futuro delle Accademie, dei Conservatori e delle istituzioni coreutiche. Infatti l'idea di costruire finalmente due strade parallele, in conformità all'articolo 33 della Costruzione, di pari qualità e con vocazione e specializzazioni diverse, è un'idea che, per essere perseguita, necessita, prima di arrivare alla definizione della valenza dei titoli, di una serie di passaggi che in questo decreto non si vedono. Ci sarebbe voluta una ridefinizione del profilo delle istituzioni, non solo in senso meramente formale bensì in senso sostanziale, sulla base di processi di autoriforma, costruiti in base a criteri di coerenza formativa e sottoposti poi a una valutazione di qualità. Noi vogliamo infatti che queste istituzioni diventino davvero un canale parallelo e integrato, sulla base delle reciproche volontà, con il sistema universitario. Ci sarebbe voluto, prima del riconoscimento della valenza dei titoli (che costituisce una risposta provvisoria che poi tende a creare una serie di disagi che si ripercuotono nel tempo), una ridefinizione dei livelli e dei contenuti formativi; infine anche una ridefinizione dell'accesso alla docenza e quindi della valutazione dei metodi per formare e selezionare la docenza. Qui non c'è invece nulla di tutto questo e credo che ciò metterà in difficoltà soprattutto quelle Accademie, quei Conservatori e quelle istituzioni di maggiore qualità, cioè quelle che già sono in grado di essere competitive con il sistema universitario e quelle che già stanno lavorando sulla base di Convenzioni con il sistema universitario.

D'altra parte, anche la scrittura del rapporto tra il sistema universitario e il sistema delle accademie e dei conservatori è assolutamente infelice, in quanto sembra far credere - anche se sappiamo che per legge non è possibile, ma nell'articolo non vi è alcun riferimento alla legge - che vi sia una specie di ammissione automatica da un sistema all'altro, pur sapendo che non è così e che così non può essere.
Insomma, si è persa una buona occasione ma, soprattutto, si metteranno in difficoltà le istituzioni migliori, i docenti più preparati nonché gli studenti che, evidentemente, si troveranno in situazioni più difficili rispetto a quelle che complessivamente sembra promettere questo articolo.
Quindi, attraverso i nostri emendamenti, abbiamo sostenuto la qualificazione di questo canale parallelo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 6.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 357
Maggioranza 179
Hanno votato
143
Hanno votato
no 214).

Prendo atto che l'onorevole Dorina Bianchi non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 6.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 366
Votanti 364
Astenuti 2
Maggioranza 183
Hanno votato
148
Hanno votato
no 216).

Prendo atto che l'onorevole Dorina Bianchi non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 6.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 363
Maggioranza 182
Hanno votato
150
Hanno votato
no 213).

Prendo atto che l'onorevole Dorina Bianchi non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pistone 6.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.

GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per evidenziare esistenza di un refuso nel contenuto del mio emendamento, in particolare il riferimento è al capoverso 3-ter e non al capoverso 3-bis.
Inoltre, vorrei svolgere alcune considerazioni sull'emendamento in esame nonché sugli emendamenti Titti De Simone 6.6 e Pistone 6.9 di analogo contenuto. Siamo intervenuti in aula in sede discussione sulle generali, siamo intervenuti in Commissione e abbiamo espresso compiutamente il nostro pensiero anche ieri durante una conferenza stampa tenuta dagli stessi docenti delle accademie e dei conservatori.
Non credo che possiamo essere tacciati di protezionismo o di tutelare una certa categoria. La razionalità vuole che, se ad uno studente viene riconosciuta l'equiparazione del suo titolo di diploma ad una laurea breve, è ovvio che i docenti che hanno insegnato a questi studenti devono vedersi riconosciuta una parità di trattamento dal punto di vista non solo salariale e quindi contrattuale, ma anche giuridico.
Siamo giunti al nodo che sappiamo perfettamente che il Governo, in questo decreto-legge, non ha intenzione di risolvere; sappiamo anche delle diversità di opinioni esistenti all'interno della compagine governativa su tali questioni, anche rispetto al proseguo della vicenda.
A nome del mio gruppo e - vorrei dire - anche a nome degli insegnanti che abbiamo contattato, ho chiesto di tentare di disegnare un percorso relativamente al problema dell'inquadramento. Di questo si tratta: non di prendere le parti di uno rispetto ad un altro, ma di essere onestamente coerenti con le scelte compiute a monte. Se si vuole riconoscere, giustamente, un titolo agli studenti, altrettanto va fatto rispetto ai docenti. E sostengo che ciò deve avvenire non in maniera automatica, perché sarei contraria ad ogni automatismo, ma attraverso procedure concorsuali precise e mirate, con accettazione del passaggio in ruolo degli insegnanti se sia stato superato il concorso. Penso che questa sia una delle strade più lineari che si possano individuare. Anche l'altro giorno, ho detto che, se si trovassero e si indicassero altre soluzioni, io sarei la prima, immagino insieme agli altri colleghi, a volerle esaminare e, eventualmente, a volerle percorrere qualora ne condividessi i presupposti.
Penso che questo sia l'impegno che dobbiamo prendere serenamente nei confronti di questi insegnanti che, purtroppo, hanno l'unico difetto di non essere tanti. Al Governo devo dire che, purtroppo, quando le categorie non sono molto numerose hanno un potere contrattuale di gran lunga inferiore. Conosco la situazione degli altri docenti o anche degli stessi studenti, i quali - lo ripeto - meritavano il riconoscimento. E sono assolutamente soddisfatta di questo risultato. Ma è un risultato monco. È un risultato a metà. È un risultato che parte o, comunque, arriva...

PRESIDENTE. Onorevole Pistone, la invito a concludere.

GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, non sono mai intervenuta nel corso dell'intero esame del provvedimento.

PRESIDENTE. Onorevole Pistone, questo non vuol dire che non abbia limiti di tempo. Lei ha comunque cinque minuti di tempo a disposizione per ciascun intervento per dichiarazione di voto sugli emendamenti.

GABRIELLA PISTONE. Allora, ne approfitterò.

PRESIDENTE. Se vuole, la iscrivo a parlare su tutti gli emendamenti successivi.

GABRIELLA PISTONE. Scusi, signor Presidente, non volevo approfittarne. Affronterò l'argomento in dichiarazione di voto.
In sostanza, ci sembra che oggi si debba uscire da quest'aula con un impegno che è rivolto al Governo, alla maggioranza e a tutti noi dell'opposizione. Si tratta di fissare tempi precisi per la soluzione di questo problema (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Segnalo che, con la rettifica introdotta dall'onorevole Pistone, gli emendamenti Pistone 6.10 e Lolli 6.16 risultano identici e, pertanto, verranno posti in votazione congiuntamente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lolli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, intervengo con poche parole.
Con questo provvedimento equipariamo a tutti gli effetti il diploma rilasciato dagli istituti in questione ad un diploma universitario di primo livello. Per la verità, lo facciamo in modo affrettato e con un decreto-legge che, secondo me, potrà avere strascichi e che, come è stato detto, solleva persino qualche problema di costituzionalità. Tuttavia, capisco la fretta e l'urgenza. E capisco che la disposizione possa valere finché si parla di un numero circoscritto di istituzioni prestigiose riconosciute e elencate.
Ciò che non capisco, però, è come si possa estendere questa stessa procedura, in mancanza di un elenco o di un'indicazione di criteri, ad altri istituti, una parte dei quali, certamente, avrà - e non discuto - tutti i titoli per accedere all'equiparazione. Ma, allora, si sarebbero dovuti indicare una procedura ed un percorso limpido. Non si sarebbe dovuto intervenire con questa soluzione arbitraria che è inaccettabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, intervengo soltanto per rivolgere una richiesta al Governo, visto e considerato che stiamo entrando molto dettagliatamente all'interno di una questione su cui - devo dire - più volte abbiamo registrato approfondimenti anche in Commissione.

Però, Sottosegretario Caldoro, mi permetta di osservare che, a mio avviso, alla luce delle cose che stanno emergendo adesso nel corso di questa discussione (cioè delle incongruenze che, oggettivamente, innegabilmente questo decreto evidenzia per ciò che attiene l'inquadramento giuridico delle accademie e quindi l'applicazione integrale dell'articolo 33 della Costituzione, in particolare per quanto si riferisce al ruolo dei docenti delle accademie), ritengo che sarebbe necessario ed estremamente importante che il Governo, proprio alla luce dei temi finora discussi (i quali rivestono un profilo teorico ma anche di denuncia proveniente dalle organizzazioni sindacali, dai comitati, dalle associazioni dei docenti, dal mondo studentesco, insomma, da quella gran parte del mondo accademico che, con molta preoccupazione, vede questa azione disorganica del Governo) ci dicesse come intenda risolvere il problema dell'inquadramento degli insegnanti delle accademie, non da un punto di vista meramente contrattuale ma, per l'appunto, per risolvere e superare quell'incongruenza e quel dubbio di costituzionalità che questo decreto, in modo così evidente, dimostra.
Signor sottosegretario Caldoro, ci sono delle proposte di legge, depositate presso la Camera, che vanno nella direzione di risolvere una volta per tutte, in modo organico, la questione della piena autonomia delle accademie e, soprattutto, della piena applicazione dell'articolo 33 della Costituzione (una di queste proposte è anche del partito di Rifondazione comunista!).
Insomma, chiediamo al Governo di dirci se intenda, in tempi rapidi, proprio per superare questo quadro di incertezza in cui versano le accademie e i conservatori (ed, in particolare, da oggi, i docenti di questi istituti), accelerare questo processo di discussione, mettendo in condizione la Commissione competente di poter affrontare in tempi brevi, in modo organico, questa materia, così da procedere alla discussione delle proposte di legge che sono depositate presso il Parlamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Pistone 6.10 e Lolli 6.16, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 365
Maggioranza 183
Hanno votato
154
Hanno votato
no 211

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Simone 6.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 373
Votanti 371
Astenuti 2
Maggioranza 186
Hanno votato
157
Hanno votato
no 214

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Simone , non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 377
Votanti 375
Astenuti 2
Maggioranza 188
Hanno votato
164
Hanno votato
no 211

Prendo atto che l'onorevole Rotondi non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 6.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.

ANDREA COLASIO. Non ho ben capito se da parte del relatore vi era un invito al ritiro, ma prendo atto che non c'e.

PRESIDENTE. No, qui non c'è invito al ritiro, c'è solo parere contrario.

ANDREA COLASIO. Mi auguro che ciò vada interpretato nel senso che si ritiene l'emendamento superato, perché la velocità operativa della maggioranza e del Governo sarà tale per cui si assume implicitamente - si dà per scontato - che si addiverrà alla definizione compiuta del nuovo quadro regolamentare.
Desidero allora domandare una cosa al sottosegretario Caldoro. Come lei sa, signor sottosegretario, il 26 è prevista la riunione del CNAM. Questa riunione ha un preciso ordine del giorno: la valutazione analitica e rigorosa - come previsto dalla legge n. 508 - delle bozze di schema regolamentare (quelli di cui si parlava prima) previsti, per l'appunto, dal comma 7, dell'articolo 2, della legge n. 508, che prevedono esattamente ciò che è a monte delle cose di cui stiamo parlando. Guardate...è assolutamente inutile continuare con provvedimenti temporanei, contingenti, se non vi è a monte la precisa, compiuta definizione dell'autonomia statutaria regolamentare e degli standard!
Siccome vi era un precedente impegno sottoscritto da un suo collega nel giugno del 2001 che intendeva portare all'esame della Commissione competente i regolamenti entro settembre del 2001, capiamo che il tempo è passato. Quindi chiediamo al sottosegretario se nella riunione del CNAM prevista per il 26 ci si potrà confrontare ed analizzare lo schema dei regolamenti: credo sia un atto dovuto. Signor sottosegretario, vorrei fare anche un'ulteriore considerazione; lei, in sede di discussione sulle linee generali, ha detto una cosa assolutamente condivisibile e cioè che il Governo è intervenuto con un decreto-legge anche se, evidentemente, sarebbe stato preferibile riportare il dibattito nella sua sede naturale. Credo che questa sia, assolutamente, un'osservazione politicamente condivisibile. È intelligente da un punto di vista politico risolvere con una discussione di merito più articolata nell'ambito della VII Commissione ciò che ridefinisce il nuovo assetto. È evidente, infatti, che la legge n. 508 del 1999 ha delineato uno scenario - lo riconosciamo, signor sottosegretario -, ma ciò non è sufficiente poiché bisogna definire in modo più puntuale le politiche. In ultimo, se questa sua indicazione politica e metodologica corrisponde al vero le chiedo, in primo luogo, se vi è un preciso impegno da parte del Governo a portare a termine in tempi rapidi l'insieme - come affermato dal Consiglio di Stato - dei regolamenti per l'autonomia didattica, amministrativa e statutaria. Al tempo stesso le chiedo se il CNAM sarà messo nelle condizioni - così come la nostra Commissione - di vagliare attentamente il contenuto dei regolamenti; da un punto di vista politico e per ciò che concerne lo sviluppo delle autonomie di queste istituzioni penso si tratti di un atto necessario.

STEFANO CALDORO, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO CALDORO, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, onorevole Colasio, credo che la risposta sia stata data già nell'ambito del dibattito generale. Come lei sa - se questa è la condizione per il ritiro dell'emendamento - il regolamento delle autonomie è stato già varato dal Governo ed è in sede di discussione il secondo parere del Consiglio di Stato, quindi dobbiamo solamente attendere.
Per quanto riguarda il seguito il Governo varerà a breve - non sono in grado di comunicare la data - il regolamento per l'autonomia didattica ed organizzativa e concluderà l'iter della legge n. 508 del 1999 in riferimento alla parte regolamentare. L'impegno comune era di accorpare tutti gli aspetti regolamentari in unico atto che sarà a breve varato dal Governo.
Come ho già sostenuto in sede di discussione sulle linee generali ritengo di poter precisare queste iniziative del Governo e rassicurare che l'onorevole Colasio.

PRESIDENTE. Onorevole Colasio, ha intenzione di ritirare il suo emendamento?

ANDREA COLASIO. Sì, signor Presidente, lo ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Martella 7-bis.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.

ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, per quanto riguarda l'università questo articolo rappresenta davvero la parte più grave dell'intero provvedimento. Voglio tentare di spiegarne le ragioni sperando di poter avere anche qualche risposta positiva dal sottosegretario Caldoro.
Attraverso questo emendamento, di fatto, proponiamo la soppressione dell'articolo 7-bis che dispone di prorogare ulteriormente il termine entro il quale le università sono chiamate ad adeguare gli ordinamenti didattici dei corsi di studio alla nuova disciplina. Non si capisce davvero la ragione per la quale è necessaria un'ulteriore proroga, dal momento che una proroga analoga di un anno è stata già disposta dall'articolo 4, comma 1 del decreto-legge n. 8 del 2002 approvato da questa Camera poco tempo fa. Adesso si dispone un'ulteriore proroga di sei mesi; si tratta davvero - questo è il nostro giudizio - di una sospensione, di una manomissione dell'attuazione della riforma didattica, dal momento che, per la maggior parte, le università hanno già adempiuto all'adeguamento degli ordinamenti e dal momento che vi sono studenti i quali si stanno già laureando con il nuovo ordinamento.

Voi non siete in grado di produrre un disegno strategico per questo settore: con due decreti-legge, uno, che si occupava di sanità, croce rossa ed università, avete disposto una proroga di un anno e, l'altro, che concerne la riconversione di docenti e di servizi di pulizia alle università, state predisponendo la sospensione della riforma universitaria.
Per quanto ci riguarda, si tratta di un atto gravissimo e completamente sbagliato: è un segnale devastante che non fa altro che produrre incertezza e preoccupazione nel mondo delle università. L'università finisce con l'essere nuovamente investita da una fase di confusione normativa senza che, nel frattempo, nonostante gli annunci proclamati, sia stato realizzato un progetto reale per spiegare il disegno strategico del Governo relativamente a questo settore importante.
Pertanto, perché invece di creare altri problemi, norme e misure devastanti come queste, non vi preoccupate di risolvere problemi che voi avete creato? Non solo, infatti, state dequalificando il nostro sistema universitario, ma state anche isolando il nostro paese: con una delle vostre più recenti produzioni legislative, la legge Bossi-Fini, una legge demagogica, discriminatoria ed inefficace, state impedendo agli studiosi stranieri di giungere in Italia, vietando i visti di ingresso e creando un grande problema non solo nel mondo del lavoro ma anche in quello intellettuale. Pertanto, i nostri studenti sono costretti a recarsi all'estero perché il Governo non stanzia le risorse necessarie per assunzioni e stipendi adeguati o da mettere a disposizione di chi vuole fare ricerca. Voi, invece, volete ridurre a clandestini gli studiosi e gli scienziati stranieri che possono portare nel nostro paese conoscenza e sapere. Vi è qualcosa che davvero non funziona perché state creando problemi su problemi.
Al riguardo, l'onorevole Spini ha predisposto una proposta di legge e mi auguro che vogliate mettere mano alla questione per risolvere almeno questo problema.
Sapete qual è la verità? Con l'introduzione di questo articolo volete prendere tempo, in previsione di una riforma del Governo o meglio di un provvedimento che metta mano alla riforma avviata nella precedente legislatura dai Governi di centrosinistra.
Per il momento, conosciamo solo anticipazioni giornalistiche che hanno creato disagio e allarme in merito a cosa succederà nel futuro per quanto riguarda la riforma stessa, le politiche di riordino della ricerca, il reclutamento e lo stato giuridico dei docenti universitari.
Vorrei esprimere alcune considerazioni molto concrete sulla riforma didattica: quella avviata nella precedente legislatura è una riforma sicuramente complessa, impegnativa e radicale, rispetto alla nostra tradizione accademica, che è stata, anche se non ufficialmente, sempre ufficiosamente osteggiata dal Governo. Non è stata sostenuta in alcun modo nella sua attuazione, né dal punto di vista politico e amministrativo né tantomeno da quello finanziario.
I ritardi nell'approvazione dei corsi di laurea specialistica, i messaggi ondivaghi, ma reiterati sulla cosiddetta riforma della riforma hanno privato della necessaria certezza i nuovi percorsi degli studi, disorientando ed allarmando le famiglie e gli studenti che, pure, avevano dimostrato di credere nella riforma, scorgendovi la possibilità di conseguire finalmente un titolo di studio universitario in tempo non troppo lungo (ne è prova l'inversione di tendenza delle immatricolazioni universitarie, registrato già nell'anno accademico 2002-2003).
Pertanto, vogliamo ribadire che devono essere salvaguardati l'impianto ed i principi fondativi della riforma che rispondono pienamente ai criteri stabiliti dai governi europei con la dichiarazione di Bologna. È chiaro, signor Presidente, che senza lo stanziamento di risorse e la previsione di investimenti in questo settore, qualsiasi riforma non è praticabile e la sua sperimentazione non sarebbe credibile.
Voi, per il momento, state producendo annunci di riforme o di contro riforme, senza disporre gli investimenti necessari, producendo lacerazioni nel paese, in particolare in questo settore strategico (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor presidente, onorevoli colleghi, un grave turbamento è in atto negli ordinamenti universitari. Il chimico Steven Runyon, che dal primo ottobre avrebbe dovuto iniziare a lavorare con il centro di ricerca sulle risonanze magnetiche situato nel campus scientifico di Sesto fiorentino, non arriva per via di un contrasto fra il Ministero degli esteri e quello del lavoro. Il chimico cinese Su Xun Cheng è riuscito ad entrare soltanto per tre mesi; un biologo palestinese, che deve arrivare all'università di Siena, ha un permesso sino alla fine di ottobre. Il professore Miroslav Silhavi, dell'università di Praga, - la Repubblica ceca non è ancora entrata a far parte dell'Unione europea - ha un contratto triennale, ma dopo due anni diventerà un clandestino nel nostro paese.
Siamo veramente di fronte ad un turbamento senza precedenti negli ordinamenti universitari. Noi abbiamo l'interesse ad attirare cervelli, non a respingerli!
Chiedo veramente al Governo, una volta tanto, un atteggiamento non partigiano. Abbiamo presentato, in tanti, una proposta di legge, la n. 3279, recante disposizioni in materia di ingresso in Italia di studiosi, titolari di borse di studio, esteri e simili, per evitare che, nelle maglie della legge Bossi-Fini, si consumino quelli che sono vere e proprie incongruenze nella vita universitaria qualificazione del nostro paese sul piano internazionale. Anche per questo motivo, è giusto approvare l'emendamento presentato dal collega Martella, ma levare da quest'Aula un grido d'allarme, perché non possiamo, da un lato, proclamare che la cosa più importante per il nostro paese è la sua capacità di ricerca e di attirare collaborazioni internazionali, e dall'altra, creare leggi che queste collaborazioni internazionali, in maniera assurda ed insensata, impediscono o eliminano. Per questo esprimiamo voto favorevole sull'emendamento presentato dal collega Martella (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho sottoscritto l'emendamento Martella e vorrei brevemente far riflettere anche i colleghi della maggioranza su ciò che sta accadendo nelle università italiane. Tra qualche mese, terminano i corsi di laurea di primo livello per il primo ciclo di studenti. Tali studenti non sapranno, quelli che lo desiderano, a quale specializzazione potranno iscriversi, perché le università non sono messe in grado di iniziare le specializzazioni, non essendovi certezza, con questo ulteriore rinvio della riforma universitaria e della didattica, sulle modalità con cui si procederà. È un danno gravissimo per il paese, per le famiglie e per gli studenti, anche considerando che sia il precedente Governo sia l'attuale hanno riconosciuto che uno degli aspetti del cattivo funzionamento del nostro sistema universitario riguarda il fatto che i nostri studenti si laureano troppo tardi. Questi rischiano, almeno una parte di essi, di perdere un anno, di dover tornare al vecchio ordinamento, ma ciò non è più possibile per legge. Probabilmente, rispetto ad alcune facoltà si potrà ovviare, perché se il Governo tornerà in tempi celeri sul disegno di legge di della, potranno essere considerati nuovamente i corsi con organizzazione diversa rispetto a quelli attualmente in vigore; si attuerebbe così una parte del mix tra nuovo e vecchio. Tuttavia, in questo modo si pone il sistema in un'ulteriore incertezza che è quella del rischio di vanificare uno dei punti più qualificanti della riforma. (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruzzante. Ne ha facoltà.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei chiedere l'attenzione dei rappresentanti del Governo. L'onorevole Spini ha posto sicuramente un tema che non è centrale rispetto al decreto-legge al nostro esame, ma che lo è tuttavia rispetto ai temi della ricerca e dei rapporti con i ricercatori universitari provenienti da altri paesi.
Non è la prima volta che assistiamo al rifiuto di un permesso di ingresso nel nostro paese nei confronti di ricercatori di fama mondiale. Credo che, da questo punto di vista, il paese rischia di fare figuracce. Riteniamo che la legge Bossi-Fini, anche nella volontà dei proponenti, non aveva quale obiettivo quello di bloccare l'ingresso dei ricercatori universitari provenienti da altri paesi all'interno delle nostre facoltà universitarie, come contributo alla ricerca nel nostro paese.

Gradiremmo, almeno su questo punto, una risposta da parte dei rappresentanti del Governo che qui rappresentano il Ministero per l'istruzione, l'università e la ricerca. Si tratta di un tema che, ovviamente, è di competenza del Ministero dell'interno e del Ministero degli affari esteri, ma crediamo, che almeno su questo punto sia necessario rispondere all'interrogativo posto dall'onorevole Spini, attraverso uno specifico impegno, da parte dei rappresentanti del Governo, per risolvere un problema che più volte abbiamo posto in quest'aula, anche attraverso un'apposita proposta di legge.

PRESIDENTE. Non vedo segnali da parte del Governo...
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Martella 7-bis.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 368
Votanti 367
Astenuti 1
Maggioranza 184
Hanno votato
164
Hanno votato
no 203).

Poiché il disegno di legge consiste in un articolo unico, si procederà direttamente alla votazione finale.

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(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3312)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 3312 sezione 4).
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Titti De Simone n. 9/3312/1.

STEFANO CALDORO, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Vuole proseguire con i pareri sui restanti ordini del giorno?

STEFANO CALDORO, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Caldoro, ne ha facoltà.

STEFANO CALDORO, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Burani Procaccini n. 9/3312/2, che altrimenti non è accettato, e accoglie, invece, come raccomandazione gli ordini del giorno Marinello n. 9/3312/3 e Grimaldi n. 9/3312/4 (Nuova formulazione). Il Governo accetta gli ordini del giorno Santulli n. 9/3312/5 e Licastro Scardino n. 9/3312/6. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Amato n. 9/3312/7, mi pare fosse stato ritirato dai presentatori...

PRESIDENTE. Non mi risulta...

GIUSEPPE AMATO. Lo ritiriamo, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.

STEFANO CALDORO, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Martella n. 9/3312/8, Lolli n. 9/3312/9 e Mauro n. 9/3312/10 (per quest'ultimo, stante, ovviamente, la compatibilità finanziaria).
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Tocci n. 9/3312/11 e, a questo proposito - visto che sono stato chiamato in causa dall'onorevole Tocci -, vorrei dire che si apprezza la richiesta in esso contenuta, ma che non può esser assunta come impegno perché ciò vanificherebbe la ratio dell'articolo 5-bis della legge n. 297, che destina le risorse specifiche al FAR. In particolare, devo dire che il Governo si è già mosso per adottare una serie di iniziative straordinarie finalizzate al potenziamento delle risorse umane e, quindi, di giovani ricercatori, così come veniva richiesto nell'ordine del giorno, oppure alla concessione di apposite borse di studio.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Quartiani n. 9/3312/12, il Governo ne accoglie come raccomandazione la parte descrittiva e le finalità, ma non può chiaramente accettare la parte che riguarda le competenze e l'autonomia finanziaria degli atenei.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Pistone n. 9/3312/13, il Governo non lo accetta perché, in questo caso, la competenza non è nostra, né può essere prevista in questo specifico ordine del giorno. I problemi dello stato giuridico riguardano competenze che vanno definite in altre sedi, in particolare quelle del contratto collettivo nazionale; per quanto riguarda il nostro ministero, i presentatori sanno che abbiamo emesso una direttiva specifica all'ARAN.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Sasso n. 9/3312/14, il Governo non lo accetta; in particolare, il progetto di riforma della scuola e le intenzioni del Governo di riformare le scuole didattiche della musica, sia per quanto riguarda la formazione che l'abilitazione, ci inducono ad esprimere un giudizio negativo e, quindi, a non accettare questo ordine del giorno.

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Vuole proseguire lei con il parere sui restanti ordini del giorno presentati?

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Sì, signor Presidente. Il Governo accetta l'ordine del giorno Sasso n. 9/3312/15. Esprime soddisfazione perché è stato presentato da tutte le forze politiche e perché chiarisce un ordine del giorno accettato dal Senato. In questo senso, il Governo ringrazia la Camera. Infatti, ciò rappresenta un ulteriore aiuto nella risoluzione di un problema da noi avvertito.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Grignaffini n. 9/3312/16, il Governo accetta solo il primo impegno perché, di fatto, il contingente è stato già determinato. La definizione urgente del contingente adeguato per l'anno scolastico 2003-2004 è stato già definito nella misura di 21 mila docenti. Il Governo, invece, non accetta il secondo impegno del medesimo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Titti De Simone, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3312/1?

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, vorrei proporre una riformulazione del mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo ascolti, per cortesia.

TITTI DE SIMONE. Leggo il testo riformulato del mio ordine del giorno: «La Camera, in sede di conversione del decreto-legge 25 settembre 2002, n. 212, recante misure urgenti per la scuola, l'università, la ricerca scientifica e tecnologica e l'alta formazione artistica e musicale, impegna il Governo ad assicurare, ai fini del calcolo del punteggio per l'inserimento nelle graduatorie di cui all'articolo 401 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, recante il testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado, che la valutazione dei titoli di laurea nonché del punteggio di abilitazione sia omogenea per tutti i candidati, che al servizio prestato nelle scuole statali venga riconosciuto un valore aggiuntivo, che nel caso di titolo di abilitazione conseguito presso le scuole di specializzazione universitarie l'interessato possa optare per la valutazione del punteggio relativo al servizio prestato nel periodo di frequenza dei corsi di specializzazione presso le università o del punteggio relativo al titolo di specializzazione conseguito e che i due punteggi non possano in alcun modo essere cumulati».
Questa è la riformulazione dell'ordine del giorno presentato. Chiedo alla Presidenza se posso intervenire successivamente, in fase dichiarazione di voto sull'ordine del giorno riformulato.

PRESIDENTE. Vediamo prima se il Governo accetta l'ordine del giorno così riformulato?

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Purtroppo no, Presidente, poiché dei punti sono in contrasto con l'ordine del giorno Sasso n. 9/3312/15 di cui il Governo ha già accettato la riformulazione. Confermiamo, dunque, il parere contrario anche sulla riformulazione dell'ordine del giorno Titti De Simone n. 9/3312/1. Ci dispiace.

ALBA SASSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, la riformulazione dell'ordine del giorno Titti De Simone n. 9/312/18 mi convince (per questo motivo, vorrei aggiungere la mia firma) perché non la vedo in contrasto con l'ordine del giorno, presentato unitariamente, cui faceva riferimento, poco fa, la sottosegretaria aprea. Mi sembra che l'ordine del giorno dell'onorevole Titti De Simone sia più preciso per quanto riguarda una serie di questioni che ci stanno molto a cuore. È più preciso poiché nell'ordine del giorno presentato unitariamente, infatti, bisognava mediare alcune posizioni.

È più preciso perché parte dalla constatazione che l'eliminazione delle fasce di cui alla legge n. 124 sul precariato, avvenuta con decreto-legge n. 255 convertito dalla legge, abbia alterato, all'interno della scuola, i diritti acquisiti dalle varie fasce di docenti.
Mi rivolgo ai colleghi della maggioranza e dell'opposizione: vi sarà capitato di incontrare, nei vostri collegi, i giovani che hanno frequentato le scuole di specializzazione, i vincitori di concorso ed i precari storici, ormai in lotta tra di loro. Infatti, mentre il sistema delle fasce permetteva un'assunzione del precariato che teneva conto dei diritti pregressi ed anche di quanto acquisito, in anni di servizio, dai precari storici, l'eliminazione del sistema delle fasce e l'equiparazione del servizio prestato nella scuola statale con quello prestato nella scuola paritaria (questione divenuta ancora più dirompente con l'eliminazione delle fasce) hanno creato un'assurda guerra tra poveri, un'assurda guerra tra aventi diritto ad entrare nella scuola!
Allora, con quest'ordine del giorno Titti De Simone n. 9/3312/1, testé riformulato dalla collega, al quale dichiaro di apporre la mia firma, vogliamo dire che va rivalutato il servizio prestato nella scuola statale attraverso un reclutamento che è avvenuto secondo le norme di questo Stato e, inoltre, che vanno rivalutati tutti i titoli di coloro che entrano nelle graduatorie permanenti, compresa la laurea per i vincitori di concorso, così come va rivalutato e mantenuto (ma nessuno lo ha messo in discussione) il punteggio di coloro che hanno preso l'abilitazione attraverso le scuole di specializzazione, con l'avvertenza, contenuta nelle sentenze di alcuni TAR, che non possono essere cumulati i punti derivanti dall'abilitazione conseguita presso le scuole di specializzazione con quelli dovuti al servizio eventualmente prestato negli stessi anni.
Quest'ordine del giorno, a mio modo di vedere, chiarisce anche meglio il senso dell'ordine del giorno unitario n. 9/3312/15 a mia prima firma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, il gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo si asterrà dal voto perché quest'ordine del giorno non chiarifica affatto ma - questa, almeno, è la mia impressione - introduce elementi di ulteriore confusione su di un problema che va risolto contemperando diversi criteri di giustizia. Vi sono, in particolare, alcuni giovani per i quali abbiamo costruito una strada di specializzazione; e non mi pare che questa sia la sede idonea - in questo senso, la responsabilità è tutta del decreto-legge al nostro esame - per risolvere il problema con un colpo di spada che creerebbe solo ulteriori disparità e, quindi, ulteriori problemi.

PRESIDENTE. Onorevole Titti De Simone, alla luce delle dichiarazioni del rappresentante del Governo e dopo gli interventi delle sue colleghe, dispone di un minuto e mezzo per dichiarare, come mi aveva chiesto in precedenza, se insista per la votazione del suo ordine del giorno.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, ovviamente non ritiro il mio ordine del giorno perché, come ha rilevato poc'anzi l'onorevole Sasso, ritengo che esso non faccia altro che chiarire, in maniera più adeguata, quale sia il principio che vogliamo affermare: il ripristino di quel sistema di giustizia che è stato sottratto al precariato storico allorquando questo Governo è intervenuto in modo disorganico e ed estemporaneo cancellando le fasce. Il precariato storico è stato scippato di un diritto acquisito, maturato in tanti anni di lavoro!
Noi vogliamo qui fissare dei criteri equilibrati, quindi ci stupiamo che il Governo esprima un giudizio negativo, non accettando l'ordine del giorno. Ne approfitto per dire che l'ordine del giorno di cui ha parlato l'onorevole sottosegretario Aprea non mi sembra che sia in contraddizione con quanto da noi invece affermato più chiaramente in questo ordine del giorno. Tuttavia, vorrei chiarire che, nonostante la consistenza un po' ambigua e forse non del tutto chiara di quell'ordine del giorno, siccome la sua formulazione complessiva tende a rimettere in discussione i criteri, le modalità con cui si sta gestendo tutta questa faccenda dell'accesso nelle graduatorie, per queste ragioni - non perché siamo soddisfatti della sua formulazione, sottosegretario di Stato (perché non lo siamo affatto), ma proprio perché pensiamo che sia importante che oggi la Camera esprima un indirizzo al Governo perché vengano rivalutati quei criteri e quel meccanismo di valutazione - noi lo abbiamo firmato; però, sempre per queste ragioni, insistiamo per la votazione del nostro ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Titti De Simone n. 9/3312/1, nel testo riformulato, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 369
Votanti 356
Astenuti 13
Maggioranza 179
Hanno votato
138
Hanno votato
no 218).

Passiamo all'ordine del giorno Burani Procaccini n. 9/3312/2. C'è un invito al ritiro da parte del Governo.

PAOLO SANTULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO SANTULLI, Relatore. Signor Presidente, volevo sottoscrivere questo ordine del giorno e riformularlo in questo modo: chiediamo al Governo di considerare le motivazioni poste in premessa quali condizioni prioritarie per la definizione della prossima programmazione universitaria e di valutare, nell'ambito delle disponibilità finanziarie attuali, eventuali ulteriori interventi.

PRESIDENTE. Il Governo accetta questa riformulazione dell'ordine del giorno?

STEFANO CALDORO, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine giorno Burani Procaccini n. 9/3312/2 così com'è stato riformulato.

PRESIDENTE. Onorevole Santulli, insiste per la votazione dell'ordine del giorno Burani Procaccini n. 9/3312/2, accolto come raccomandazione dal Governo?

PAOLO SANTULLI, Relatore. No, Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Marinello n. 9/3312/3, accolto come raccomandazione dal Governo, Grimaldi n. 9/3312/4, accolto come raccomandazione, Santulli n. 9/3312/5, accettato dal Governo, Licastro Scardino n. 9/3312/6, accettato dal Governo, Martella n. 9/3312/8, accolto come raccomandazione dal Governo, non insistono per la votazione degli stessi. Avverto che l'ordine giorno Amato n. 9/3312/7 è stato ritirato. Onorevole Lolli, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3312/9, accolto come raccomandazione dal Governo?

GIOVANNI LOLLI. Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, stiamo parlando di pianisti, vicenda di cui questa Assemblea si occupa spesso, con grandi polemiche tra di noi, ma qui abbiamo l'occasione di occuparcene in maniera più produttiva. Parliamo di una categoria di pianisti molto seria, cioè di accompagnatori di pianoforte che svolgono una funzione molto importante nell'Accademia nazionale di danza e anche nei conservatorio, e la svolgono in una condizione ibrida, non chiara. Si tratta quindi di proporre l'istituzione di una cattedra che li metta in condizioni di lavorare positivamente. Credo di interpretare anche la volontà dell'onorevole Giordano. Propongo di approvarlo.

GABRIELLA PISTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, intervengo solo per sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà. C'è un altro Benedetti grande pianista, ma si chiama Michelangelo.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Beh, sono ben lontano! Mi occupo di qualche altra branca artistica ma a livelli modestissimi! (Applausi di deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
Per occuparmi di questi problemi mi faccio portavoce del voto unanime espresso in sede di parere dalla Commissione che presiedo e sento il dovere esprimere un voto favorevole a questo ordine del giorno perché si tratta di un problema che, effettivamente, esiste e si trascina da lungo tempo e deve pur trovare, alla fine, una soluzione tecnico-giuridica. Auspicherei, quindi che il Governo possa, addirittura, accettare, non solo come raccomandazione, questo ordine del giorno. In ogni caso sento - liberi, naturalmente i componenti della Commissione, ma abbiamo approvato all'unanimità in sede di parere questa indicazione alla Commissione di primaria competenza - di votare favorevolmente a questo auspicio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, l'onorevole Lolli ha interpretato benissimo il mio pensiero, tanto bene che desidero sottoscrivere il suo ordine del giorno n. 9/3312/9

PRESIDENTE. L'arco del consenso è vastissimo. Il Governo cambia il suo parere?

STEFANO CALDORO, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, nella prima formulazione dell'ordine del giorno, nel dispositivo si faceva riferimento a «provvedimenti di legge», mentre ho visto che nella nuova formulazione si fa riferimento a «iniziative normative». Prendo quindi atto che l'ordine del giorno è già stato riformulato nel senso che avevo indicato; pertanto accetto nella sua nuova formulazione l'ordine del giorno che avevo accolto in precedenza come raccomandazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione gli ordini del giorno Lolli n. 9/3312/9 (Nuova formulazione), accettato dal Governo, e Mauro n. 9/3312/10, accolto come raccomandazione.
Passiamo all'ordine del giorno Tocci n. 9/3312/11 non accettato dal Governo.
Chiedo all'onorevole Tocci se insista per la votazione.

WALTER TOCCI. Sì, Presidente, insisto e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER TOCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo ordine del giorno proponiamo di destinare 90 miliardi di vecchie lire alla ricerca industriale, scegliendo però due obiettivi prioritari. In primo luogo incentivare le imprese che assumono giovani ricercatori; in secondo luogo favorire la crescita di distretti industriali basati sulla collaborazione tra enti pubblici di ricerca, università e imprese private.
Ho ascoltato il modo in cui il sottosegretario Caldoro ha motivato la non accettazione di questo ordine del giorno e sono francamente sconcertato. Se ho capito bene si sostiene che questa nostra proposta sarebbe estranea alle finalità del FAR, il fondo di ateneo per la ricerca. Voglio ricordare che questi due obiettivi sono stati scelti tra quelli indicati dall'articolo 3 del decreto legislativo del 1999 che regola, appunto, le incentivazioni nel settore delle ricerche industriali.
Voglio sottolineare che aiutare un'impresa privata che intenda assumere un giovane ricercatore è ritenuto, da gran parte degli esperti del settore, il modo migliore per fare incentivazione della ricerca industriale perché, in questo modo, l'incentivo diventa molto semplice da gestire, sia dal lato dell'impresa, sia dal lato del pubblico che deve controllare che, effettivamente, quei soldi siano destinati alla ricerca. È evidente che, sia da un lato, sia dall'altro, trattandosi di assunzione di personale, sono facili sia la richiesta, sia il controllo. Inoltre, questo tipo di incentivo proprio perché è una assunzione di un ricercatore, produce un effetto di lungo periodo che va al di là dell'incentivo stesso. Infine, serve a valorizzare i nostri migliori talenti: i giovani ricercatori che, appunto, sono in attesa dell'opportunità di esprimere le loro capacità.
Ho ascoltato il sottosegretario Caldoro affermare che con altri provvedimenti il Governo sta già facendo queste stesse cose. Non so dove egli viva, ma a me risulta che in questo momento vi sono migliaia di giovani ricercatori nel nostro paese che non sanno dove «sbattere la testa». Sono infatti bloccate le assunzioni nelle università e nei centri di ricerca, ed inoltre la situazione della ricerca nel settore privato presenta difficoltà strutturali che sappiamo essere gravate dall'attuale situazione economica italiana. Vi sono pertanto migliaia di giovani che, con rammarico, stanno decidendo di abbandonare il paese. Scegliere questa come priorità nazionale significherebbe davvero raccoglie un'esigenza reale e dare una po' di fiducia ai giovani più brillanti della nostra Italia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tocci n. 9/3312/11, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 376
Astenuti 3
Maggioranza 189
Hanno votato
166
Hanno votato
no 210).

SANTINO ADAMO LODDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANTINO ADAMO LODDO. Signor Presidente, non ha funzionato...

PRESIDENTE. Onorevole Santino Loddo, riprovi nella prossima votazione; vediamo se l'incidente era occasionale oppure strutturale!
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Quartiani n. 9/3312/12, accolto come raccomandazione dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno n. Pistone 9/3312/13, non accettato dal Governo, insistono per la votazione. Passiamo pertanto ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pistone 9/3312/13, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Onorevole Santino Loddo, ora funziona? Ha visto che rapidità di intervento...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 386
Maggioranza 194
Hanno votato
170
Hanno votato
no 216).

Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Sasso n. 9/3312/14, non accettato dal Governo, insistono per la votazione.
Indìco pertanto la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sasso n. 9/3312/14, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 389
Votanti 387
Astenuti 2
Maggioranza 194
Hanno votato
171
Hanno votato
no 216).

L'ordine del giorno Sasso n. 9/3312/15 è stato accettato dal Governo....

PIERA CAPITELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, come l'onorevole Aprea ha espresso soddisfazione per aver trovato un momento di convergenza tra maggioranza ed opposizione, anch'io lo devo trovare. Devo dire che è importante questo atto del Governo anche perché implicitamente rappresenta un'ammissione della situazione magmatica che si è creata tra i lavoratori precari. Perché parlo di una situazione magmatica? Innanzitutto perché potrebbero esserci meno lavoratori precari se il contingente per le immissioni in ruolo fosse stato un po' più nutrito. Abbiamo avuto, invece, tanti posti vacanti e pochissime immissioni in ruolo. Anticipo con questo anche il senso del successivo ordine del giorno, accolto dal Governo soltanto in parte. Questo va bene, ma ritengo che il prossimo anno il contingente dei posti da immettere in ruolo debba essere decisamente superiore a quello di quest'anno, altrimenti il rischio per la scuola italiana è la precarizzazione, cioè che si continui a garantire il servizio attraverso le supplenze. Ciò non va bene, perché crea discontinuità e, quindi, problemi di carattere didattico, nonché una sensazione di forte frustrazione nel personale. Ebbene, sappiamo - lo sanno tutti - che il personale necessita, per rendere al meglio, per fornire le migliori prestazioni, di essere tranquillo.
L'ordine del giorno accolto ha in parte questa finalità. Si tratta di un segnale di impegno del Governo a non fare mai più ciò che ha fatto. È intervenuta già la collega Sasso sulla questione delle fasce: quella questione è ormai morta, sepolta e dimenticata, ma cerchiamo di riparare e di non commettere mai più questi errori, cioè creare situazioni che mettono i lavoratori l'uno contro l'altro.

La scuola non ha bisogno di questo. Noi vogliamo operare e collaborare con il Governo affinché i cosiddetti precari non si facciano la guerra l'uno contro l'altro e affinché si trovino criteri equilibrati, accettati dagli stessi, che garantiscano l'immissione in ruolo sia ai cosiddetti precari storici sia ai cosiddetti «sissini», ossia a coloro che stanno frequentando le scuole di specializzazione, che credo dovranno essere il futuro per la prima formazione e per l'individuazione di un canale per l'immissione in ruolo del personale.
Mi auguro che il disegno di legge delega, almeno con riferimento a questo aspetto (spero anche per altri), costituisca un'occasione per un confronto serio e leale su un problema serio quale quello del reclutamento del personale (in particolare, mi riferisco al personale docente ma non solo ad esso).
Ringrazio la disponibilità dell'onorevole Aprea. Abbiamo compiuto qualche sacrificio e nell'accettare questo ordine del giorno vi è stata qualche censura. Tuttavia, credo sia più importante il segnale che vogliamo mandare al mondo della scuola e che esigiamo venga inviato dal Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Capitelli, lei chiede il voto?

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, l'ordine del giorno Sasso n. 9/3312/15 è stato accettato dal Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Capitelli, siccome lei ha reso una dichiarazione di voto, pensavo che, alla fine, chiedesse di votare l'ordine del giorno in esame. Infatti, quando un ordine del giorno viene accettato dal Governo, lo stesso non viene posto in votazione (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia). Lei ha svolto un'illustrazione che avrebbe dovuto precedere il parere del Governo. Comunque, non potevo saperlo prima del suo intervento. Se un ordine del giorno viene accettato, non si chiede il voto.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, chiediamo il voto.

PRESIDENTE. Sta bene. Si chiede il voto per un ordine del giorno accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sasso n. 9/3312/15, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 376
Votanti 358
Astenuti 18
Maggioranza 180
Hanno votato
310
Hanno votato
no 48).

Onorevole Grignaffini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3312/16, di cui la prima parte del dispositivo è accettata dal Governo mentre la seconda parte non è accettata?

GIOVANNA GRIGNAFFINI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Sta bene.
È così esaurita la trattazione degli ordini del giorno presentati.

ritorna indietro
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3312)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ranieli. Ne ha facoltà.

MICHELE RANIELI. Signor Presidente, onorevoli colleghi...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di uscire dall'aula con ordine.

MICHELE RANIELI. ...il decreto-legge in esame concerne la soluzione di alcuni problemi riguardanti, in particolare, la scuola, l'università, la ricerca e l'alta formazione artistica. Naturalmente, per quanto riguarda una serie di ordini del giorno e di emendamenti che il Governo e la maggioranza hanno ritenuto di non dover accogliere, occorre dire che ciò è avvenuto perché le caratteristiche del decreto-legge di cui si chiede la conversione non consentono di contenere all'interno di tale atto tutte le lacune o i vuoti normativi creatisi dopo l'approvazione della legge n. 508 del 1999.
Il decreto-legge risponde alla logica di fornire risposte ad alcuni fatti emergenziali e ad alcune particolari situazioni che, nel caso specifico, consentono in sostanza l'assegnazione di risorse finanziarie derivanti dalla legge finanziaria e anche da alcune formulazioni normative.
Per quanto riguarda la scuola si stabilisce, ad esempio, per i docenti sovrannumerari l'obbligatorietà della riconversione professionale. Inoltre, si stabiliscono misure per predisporre risorse finanziarie e sistemi di attribuzione per il personale docente impegnato negli esami maturità; per ribadire i meccanismi di formazione nelle classi che diventano non più sdoppiabili dopo l'avvio dell'anno scolastico; per preservare i requisiti formali per quanto riguarda la nomina in ruolo dei docenti assunti prima del 1995; per stanziare risorse adeguate per i servizi di pulizia dei locali della scuola; per sanare situazioni debitorie nelle università statali; per l'attivazione di borse di studio a favore di studenti delle università non statali; per potenziare attività di orientamento e di tutorato; per realizzare nuovi alloggi e residenze universitarie; per dettare regole per la composizione del consiglio nazionale degli studenti; per prorogare di ulteriori sei mesi l'adeguamento dei corsi universitari ai nuovi orientamenti didattici.
Anche per la ricerca sono previste norme sui compensi per i componenti delle commissioni e dei comitati coinvolti nelle procedure di soluzione e valutazione di programmi e progetti di ricerca sulle risorse assegnate dalla finanziaria 2001. Per la formazione artistica e musicale vengono destinate risorse agli interventi urgenti di edilizia e vengono, soprattutto, dettate norme per la valutazione dei titoli di studio esistenti.
La conversione in legge del decreto-legge in esame corrisponde all'urgenza di assicurare l'utilizzazione delle suddette risorse finanziarie. Tra l'altro, recupera disposizioni contenute in alcuni disegni di legge già presentati al Parlamento per i quali si prevedono tempi lunghi di approvazione e di attuazione. Dunque, il provvedimento si rende necessario ed opportuno, da parte del Governo e della maggioranza, per dare tali risposte emergenziali e perché interviene a colmare lacune e vuoti normativi generati con l'approvazione della legge n. 508 del 1999. Per il superamento di tali vuoti si impone una normativa organica di cui la maggioranza ed il Governo si faranno carico nel prosieguo della legislatura.
Dunque, il gruppo dell'UDC esprime un voto favorevole alla conversione in legge del decreto-legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, sono costretto a tornare su un problema perché stiamo per convertire in legge un decreto-legge che porta il titolo di «misure urgenti per la scuola, l'università, la ricerca scientifica e tecnologica e l'alta formazione artistica e musicale». Dunque, si tratta di misure urgenti. Mi sono permesso di chiedere non l'approvazione di un emendamento, ma una posizione al Governo su un fatto di estrema gravità. Mi riferisco al fatto che l'attuale legge sull'immigrazione, la legge Bossi-Fini, sta impedendo momenti alti ed importanti di collaborazione scientifica.
A fronte di una situazione in cui lamentiamo una fuga di cervelli dal nostro paese, la suddetta legge sta mettendo in questione la possibilità di attirare studiosi che portino il contributo della loro ricerca alle nostre università ed ai nostri istituti. Ciò perché le borse di studio, o le provvidenze di tal genere, predisposte dalle istituzioni per un Ministero vengono calcolate come borse di studio, per altri, invece, come lavoro e nell'incertezza di questo dato non si fanno arrivare i ricercatori. Vorrei riferirmi in particolare - ne parleremo anche in Commissione affari esteri - ad un ricercatore dell'università di Stanford, una delle più importanti del mondo, che dal 1o ottobre avrebbe dovuto prestare servizio per l'università di Firenze, che, addirittura, aveva trovato per lui una casa. Tale ricercatore, oggi, si trova senza casa e senza contratto perché non è potuto entrare in Italia. Se tale notizia si diffondesse, a vostro avviso, chi all'estero accetterebbe un contratto italiano con il dubbio della solvibilità di tale contratto per quanto riguarda il visto?
Non chiedevo molto, ma una presa d'atto, una posizione del Governo, anche perché sono abituato, se non altro per la mia esperienza parlamentare, non soltanto a denunciare, ma anche a fare proposte.

Quindi, il sottoscritto e molti altri parlamentari abbiamo presentato qui alla Camera una proposta di legge (la n. 3279), concernente disposizioni in materia di ingresso in Italia di studiosi titolari di borse di studio estere e simili, sulla quale il Governo potrebbe almeno manifestare un interesse dicendo che la vedrà e la prenderà in considerazione. Ma poiché il Governo proprio non dice nulla, siamo veramente di fronte a un fatto grave.
Onorevoli colleghi, voi chiedete sempre atteggiamenti bipartisan, di collaborazione tra maggioranza e opposizione - al riguardo ho visto un bel documento dell'onorevole Bondi che invita, insieme ad altri firmatari di tale documento, a superare le frontiere -, ma se non ci si parla nemmeno su questo. Se un collega docente universitario, doverosamente in aspettativa, non può neanche sottoporre un grave problema di malfunzionamento dell'università e neanche ottenere una presa d'atto da parte del Governo, ma allora qual è il dialogo bipartisan? Siamo di fronte ad una maggioranza sorda! Forse c'è la paura di toccare una legge così bronzea, la cosiddetta legge Bossi - Fini, che siccome è una specie di idolo della maggioranza, deve essere in qualche modo posta al centro del suo rapporto con il paese. Ma siamo a questo punto? Personalmente mi rifiuto di pensare che siamo a questo punto. Però certamente il nostro voto contrario su questo provvedimento, che sarà motivato dal punto di vista tecnico dall'onorevole Grignaffini, è anche un voto espresso nei confronti di questo tipo di comportamento e di atteggiamento. Se si emana un decreto-legge dicendo che si tratta di misure urgenti, ponendo così un problema urgente, un qualche segnale di ricevuta penso lo si debba offrire. E insisto, al riguardo, che abbiamo quattro casi già conclamati - pensiamo quindi a quanti ce ne saranno in realtà (se quattro sono arrivati alla mia attenzione, ve ne saranno evidentemente altri) - di studiosi che, o non sono potuti pervenire fisicamente a fronte di borse di studio già concesse o sono pervenuti in condizioni di precarietà (con visto turistico della durata di tre mesi o con visti non adeguati al periodo di tempo per cui devono portare avanti la loro iniziativa). Ma chi verrà più in Italia in questo modo? Dal momento che queste sono situazioni che scoraggiano l'ingresso di studiosi in Italia, penso che vadano risolte subito, perché se si diffonde la voce che le borse di studio italiane non sono solvibili perché non si sa se si può entrare nel nostro paese, ma chi le accetterà? Chi vi concorrerà per vincerle?
Ecco allora perché mi sono permesso di elevare, per la seconda volta in quest'aula, questa voce. Non è che ho voluto bloccare la conversione del decreto-legge o proporre un particolare emendamento, bensì ho chiesto l'assunzione di una posizione politica. Ma se questa posizione politica non c'è, allora io, noi, la denunciamo con grande vigore, anche perché il Parlamento è fatto proprio per questo, perché ci si possa parlare, al di là delle contrapposizioni ideologiche, sui temi concreti della vita del paese e non per fare un discorso tra sordi.
Allora è bene che l'opinione pubblica lo sappia; vi è un pericolo vero, concreto: l'interruzione di importanti momenti di collaborazione scientifica fra le università italiane e il mondo delle università internazionali. È un problema urgente che poniamo e per questo solleciteremo che la discussione della nostra proposta di legge, che raccoglie tante firme di tutto l'Ulivo, venga affrontata al più presto. Peraltro sarei il primo ad essere contento se si alzasse un rappresentante del Governo a dire: onorevole Spini, questa proposta la facciamo nostra. Non avrei problemi, perché questo sarebbe un segnale di buon funzionamento delle istituzioni.
In ogni caso deve essere chiaro ed evidente che di fronte al paese, di fronte al destino dei suoi giovani e della sua ricerca, noi denunciamo oggi con molta forza questa sordità e questa non volontà di risposta che il Governo ci ha opposto (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Illustrerò le ragioni che portano il gruppo dei Democratici di sinistra ad esprimere un voto contrario su questo provvedimento. Queste ragioni hanno a che vedere con il fatto che si tratta di un provvedimento che si presenta con una forma ibrida, direi subdola. È un provvedimento che si potrebbe definire con la celebre massima: timeo danaos et dona ferentes. Perché in effetti si tratta di un provvedimento che, nel disastrato mondo dell'università, della ricerca e della formazione, che con la legge finanziaria (che costituisce ovviamente il nostro contesto di riflessione e di azione) ha visto decurtato per la prima volta di 309 milioni di euro il bilancio complessivo per il MIUR - un taglio complessivo senza precedenti rispetto a questi settori strategici e vitali per il nostro futuro - sembra portare doni, perché porta un po' di denaro agli uffici regionali, alle casse delle università e ai fondi per la ricerca.
Ma le questioni sono: di che denaro si tratta e cosa vi è insieme a questi doni. Si tratta di denaro che il Ministero dell'università, dell'istruzione e della ricerca, in 18 mesi, non è stato in grado di spendere; dunque, si tratta di denaro già accantonato, già a disposizione del Ministero che, tuttavia, non è stato reso attivo e spendibile direttamente. Quindi, siamo di fronte a misure che consentono di recuperare la spendibilità di una serie di finanziamenti già attivati dalla finanziaria del 2001.
Vi è un Governo che non fa il suo mestiere, che non adotta procedure d'urgenza, come gli schemi di decreti o le circolari, per rendere funzionale la razionalizzazione, la funzionalità e l'efficacia cui tanto si appella il centrodestra; quindi, un Governo che non è né efficace né funzionale e che si vede costretto a ricorrere ad un decreto-legge per rendere spendibile ciò che era già nelle sue disponibilità.
Tuttavia, l'esecutivo si limita ad adottare un semplice decreto-legge di spesa, che avrebbe avuto anche una sua ragionevolezza. Il Governo, insieme a provvedimenti di spesa, introduce provvedimenti che definiscono misure di riordino strutturale per alcuni comparti. Anzi, addirittura - mi riferisco all'intervento del collega Tocci relativo alla spendibilità dei 90 miliardi da destinare alla ricerca industriale -, l'esecutivo individua un marchingegno in base al quale i fondi destinati devono essere decurtati dalle spese da addebitare al Comitato della valutazione.
Si tratta di una procedura già presente in altri atti governativi, che ha come conseguenza il fatto che la possibilità di razionalizzazione delle spese di gestione e di funzionamento non viene perseguita attraverso provvedimenti ad hoc, ma ponendo tali spese a carico del bilancio del Ministero e degli enti di ricerca. Dunque, ci troviamo di fronte ad un'ennesima decurtazione dei fondi impiegati. È lo stesso discorso per cui il ministro Moratti non trova i soldi per finanziare l'edilizia scolastica, l'ampliamento dell'offerta formativa ma, nei capitoli relativi al finanziamento dell'istruzione, trova i soldi per finanziare gli opuscoli propagandistici sulla legge di riforma. Quella che attua il Governo è una strana razionalizzazione!
L'aspetto più rilevante è che, insieme a questi provvedimenti di spesa, si avviano pezzi di microriforma, che costituiscono delle vere e proprie trasformazioni radicali del processo e del progetto di riforma dell'università, della scuola, della formazione e della ricerca.
In particolare, mi riferisco alla questione relativa all'accorpamento delle classi, che rappresenta un modo per introdurre una rigidità del sistema, un ripristino della funzione della lezione frontale che si rivolge ad una platea troppo ampia ed indifferenziata di studenti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 12,25)

GIOVANNA GRIGNAFFINI. In tal modo, si modifica la stessa nozione di organico funzionale, che è stato individuato come il migliore strumento per rispondere alla domanda di scuola di qualità, plurale, differenziata e capace di soddisfare le istanze dei singoli studenti.
Quindi, siamo di fronte ad una misura - introdotta in un decreto-legge in scadenza, che doveva essere una semplice legge di spesa - che modifica il sistema formativo.

Ancora, l'articolo 1 ha a che vedere con un altro aspetto fondamentale, già ricordato da molti colleghi e di cui abbiamo parlato nella discussione sulle linee generali. Mi riferisco al fatto che, attraverso un provvedimento che definisce le modalità di riconversione per gli insegnanti soprannumerari, in realtà si introduce un principio chiave nel meccanismo di reclutamento e di organizzazione della docenza: il principio della licenziabilità. Dunque, siamo di fronte ad un ministero che non trova il modo di mettere in ruolo i 30 mila aventi diritto. Ci troviamo di fronte ad una risposta inadeguata non soltanto sul piano formale ma - direi - anche sostanziale. Non si introduce il principio che i docenti precari vanno stabilizzati, evitando di nascondersi dietro la foglia di fico del conflitto tra aventi diritto, che è lo strumento che questo Governo sta utilizzando per operare divisioni tra gli aventi diritto. Anziché un principio che individui i meccanismi, le procedure e le forme attraverso cui produrre la massiccia entrata in ruolo dei docenti, di cui c'è estremamente bisogno nel mondo della scuola, si introduce il principio della licenziabilità di coloro che sono già in ruolo, minando il fondamento profondo di quel sistema che fa dell'inamovibilità degli insegnanti la condizione estrema della loro libertà di insegnamento.
Per questo Governo, non si tratta di una forma nuova di intervento, perché la Commissione De Maio, istituita presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ha già individuato questa come nuova forma di reclutamento del personale della docenza universitaria. Ci troviamo, quindi, di fronte ad una concezione dell'insegnamento come luogo meno libero, meno legato all'autonomia delle istituzioni e all'autonomia e alla libertà dei singoli docenti e più legato a quella forma - chiamiamola così - di conformismo didattico e di dipendenza dalle circolari ministeriali e dalla capacità del Governo di influenzare la gestione delle singole istituzioni. Abbiamo già verificato come sia questa la preoccupazione principale dell'attuale Governo che, da una parte, rende meno liberi le istituzioni e gli insegnanti, dall'altra, occupa in modo centralistico ogni fascia di dirigenza attraverso nomine che rispondono al mandato politico. Si pensi all'assurdità, mai vista nel nostro ordinamento, rappresentata dal meccanismo di governo del sistema universitario, il CUN, massima espressione dell'autonomia e della libertà dell'università e del mondo della ricerca rispetto agli indirizzi di Governo. Per la prima volta nella nostra storia, il CUN sarà legato ad una doppia nomina o, meglio, ad una nomina che risponde ad un doppio principio: i componenti, per metà, saranno di nomina governativa e, per la restante metà, verranno nominati dalle istituzioni universitarie. Questo non si era mai visto. Questo è il principio di autonomia e di libertà che il Governo persegue.
Ma, vi è ancora un altro aspetto su cui molti colleghi sono già intervenuti e che altri riprenderanno. Quindi, ne accenno brevemente. Si tratta dell'introduzione di un pezzo di riforma...

PRESIDENTE. Onorevole Grignaffini, la invito a concludere.

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, il tempo a mia disposizione sta per finire?

PRESIDENTE. È un po' finito. Però, può rincorrere un po' di tempo... al suo buon cuore.

GIOVANNA GRIGNAFFINI. La ringrazio. Utilizzerò soltanto un minuto, perché altri colleghi torneranno sull'argomento. Vorrei esporre due osservazioni. Innanzitutto, il principio dell'equiparazione dei diplomi rilasciati dalle accademie e dai conservatori si presenta con forti caratteri di incostituzionalità per il fatto che si equipara un titolo ma non si equipara la funzione docente legittimata a rilasciarlo. Vi è, però, una questione che vede un vero e proprio scardinamento del sistema universitario, della sua legittimità, dei modi e delle forme attraverso cui questo sistema rilascia attestati e diplomi: già con la manovra finanziaria, abbiamo assistito al fatto che istituzioni non di carattere universitario - ripeto, non di carattere universitario - fossero abilitate a rilasciare diplomi di laurea.
Quindi, ciò che manca in questo provvedimento, così come in altri del Governo, è proprio la capacità di individuare un sistema integrato, interconnesso, autonomo per quanto ri guarda le singole istituzioni ma capace di continuare a definire quel sistema pubblico della formazione e del rilascio dei titoli che è la chiave decisiva per la nostra università.
Allora, da ultimo, il nostro «no» a questo provvedimento che, come dicevo prima, sembra portare doni, è legato anche ad un'altra questione per la quale, in questi ultimi giorni, si sta diffondendo una leggenda metropolitana secondo cui il ministro Moratti, sarebbe tanto bravo e buono da volere tanti soldi per l'università, la ricerca e la formazione, mentre il ministro Tremonti sarebbe tanto cattivo, operando innumerevoli tagli.
Ebbene, riconosciamo la presa di posizione - tardiva - da parte del ministro Moratti nei confronti dei tagli alla scuola, all'università e alla ricerca, salutando ciò in modo molto positivo e aggiungiamo anche che, laddove vi sarà questo impegno, noi saremo per la difesa e l'aumento delle risorse all'università, alla ricerca e alla formazione.
Tuttavia, Moratti e Tremonti sono due facce di una stessa idea della scuola, della formazione, dell'istruzione e della ricerca contro cui ci opponiamo radicalmente!

PRESIDENTE. La prego di concludere!

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Essi non sono divisibili, da un punto di vista dell'idea di scuola, di società che, insieme, complessivamente (quindi, con tutto il Governo nella sua collegialità) si contribuisce a determinare.

PRESIDENTE. Ha una certa difficoltà nella frenata, lei!

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Per questo motivo, noi diremo «no» a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Grazie, signor Presidente. Intendiamo dichiarare il nostro voto contrario nei confronti del disegno di legge di conversione in esame. Abbiamo avuto un dibattito molto articolato e approfondito sulle ragioni della nostra contrarietà nei confronti di un provvedimento, che si presenta in una forma molto frammentaria e disorganica e che tuttavia avrebbe, dovuto intervenire, seppure molto tardivamente, per quanto concerne l'investimento in risorse economiche destinate dalla precedente finanziaria a settori strategici come la ricerca, la scuola e le università ma che invece, a nostro avviso, non si è limitato - non a caso ma in modo strumentale - ad intervenire solo su questi settori con interventi di emergenza, che sostanzialmente presentano una situazione di grave deficit finanziario (situazione nella quale versano peraltro molti atenei) e, in generale, una pochezza di risorse (in cui versa l'intero settore della ricerca): si tratta di una grande responsabilità di questo Governo!
Tuttavia, come ho già detto, questo decreto non si limita solo ad intervenire mediante questi interventi tampone, di emergenza, ma, appunto, interviene con dei «pezzi» di riforma, in modo molto disorganico e frammentato, su settori come quello riguardante la scuola e gli istituti di alta formazione artistica e musicale, delineando, in sintesi, la filosofia di fondo delle politiche di questo Governo circa il settore pubblico della formazione.
Colleghi e colleghe, questo decreto non è assolutamente scollegato con il resto dei provvedimenti che questo Governo ha portato avanti nel settore della scuola, dell'università e della ricerca. Non è scollegato rispetto agli interventi di disinvestimento, di taglio delle risorse, di cancellazione degli organici funzionali, di quella politica, insomma, di razionalizzazione che significa dequalificazione e destrutturazione del sistema pubblico dell'istruzione, che sono già stati inseriti nella finanziaria precedente - e da ultimo in quella che è in discussione al Parlamento - come anche in tutti i decreti approvati da questo Governo e da questo e Parlamento!

Anche con questo provvedimento ci troviamo di fronte all'essenza di una politica di precarizzazione, di dequalificazione, di impoverimento del sistema pubblico della formazione che trova in questo Governo la sua massima espressione. Si sta anche affermando una logica di bilancio del tutto aritmetica fatta di tagli sugli investimenti riguardanti la professionalità e la formazione dei docenti. In poche parole, non si intende più investire per il buon funzionamento e la qualificazione del sistema pubblico. Di questo trattano i primi due articoli del provvedimento in esame; essi contengono ulteriori misure di razionalizzazione circa il settore della scuola e rappresentano - noi crediamo - l'ennesimo attacco ad un avanzamento di qualità, di efficienza, di efficacia e di successo formativo che l'organico funzionale, l'organico di diritto aveva rappresentato per la scuola pubblica in tanti anni caratterizzati anche da riforme contrastate nel paese.
La riconversione dei docenti soprannumerari, così come voi l'avete presentata in questo provvedimento, fa parte pienamente di quella logica caratterizzata da precarizzazione, da tagli e da licenziamenti che voi state portando avanti per il comparto della scuola. Da un lato, create l'esubero con la mancanza delle immissioni in ruolo, con l'accorpamento delle classi, con la cancellazione dell'organico funzionale e con quel sistema di discriminazione e di ingiustizia nell'accesso alle graduatorie permanenti che avete determinato con i provvedimenti portati avanti. Il precariato storico è stato scippato di un diritto che aveva acquisito sul campo, che aveva maturato dopo tanti e tanti anni di insegnamento che hanno segnato anche la sopravvivenza e il buon funzionamento della scuola pubblica. Avete scippato il precariato storico di un diritto acquisito, ma vi siete spinti molto più in là seguendo una logica puramente aritmetica che ha visto praticare tagli alla scuola pubblica con una politica di licenziamento tout court.
Attraverso questo provvedimento confermate questa linea, questa filosofia di fondo secondo la quale la scuola non è considerata un settore strategico; secondo il vostro pensiero lo Stato non deve investire in questo settore strategico. Si tratta di un contingente di precariato che ha acquisito diritti, anche a fronte della necessità di assunzioni, di immissioni in ruolo che oggi sta chiaramente manifestando la scuola pubblica; si parla, infatti, di più di 100 mila posti vacanti che dovrebbero essere coperti da personale docente e tecnico-amministrativo.
A questa visione di efficacia, a questa idea strategica del ruolo della scuola nella società e riguardo al buon investimento nel corpo docente e tecnico-amministrativo, rispondete seguendo una logica di tagli che si indirizza verso la destrutturazione di questo sistema pubblico.
Inoltre, nell'articolo 2 del decreto-legge avete messo una pietra tombale per ciò che concerne l'esperienza dell'organico funzionale e lo fate, per l'appunto, portando avanti la logica dell'accorpamento e della riduzione delle classi. L'organico funzionale aveva raggiunto un risultato positivo per il buon funzionamento della scuola; si era instaurato un rapporto fra docenti e studenti, inoltre era stato definito un percorso specialistico differenziato che prestava attenzione verso le reali esigenze degli studenti e di una scuola che, nel frattempo si era modificata. Essa trova oggi al suo interno la necessità di affrontare con un virtuoso rapporto docenti-studenti anche quelle nuove propulsioni, quelle nuove esigenze che si riferiscono al disagio rappresentato dall'inserimento di studenti, di bambini, di ragazzi che provengono da altre culture, da altre popolazioni.
Quindi, questo rapporto dell'organico funzionale rappresentava una conquista positiva.
Anche con tale provvedimento, che rappresenta un ulteriore pezzo di riforma della vostra idea di scuola, quindi della vostra controriforma, volete, in modo molto evidente, inserire ciò in un decreto di spesa, attraverso l'accorpamento delle classi, gettando un'ombra sull'intera categoria dei dirigente scolastici a cui scippate la possibilità di intervenire attraverso deroghe sulla composizione delle classi qualora oggettivamente si presentasse l'esigenza di uno sdoppiamento delle classi stesse per una certa presenza numerica di ragazzi portatori di handicap o di ragazzi provenienti da altre etnie o da altri paesi (quindi di ragazzi stranieri). Il vostro è un ragionamento implicitamente pregiudiziale nei confronti dei dirigenti scolastici quando affermate che occorre fissare delle regole più severe e più rigide, come se i dirigenti scolastici sperperassero risorse a danno dello Stato, senza farsi carico di mettere la scuola nelle migliori condizioni di funzionamento. State, quindi, intervenendo in modo negativo, oltre che disorganico, sull'intera questione della scuola.
Per quanto riguarda la ricerca, oltre a risorse insufficienti, che non rispondono davvero al bisogno di investire sulla ricerca e sugli istituti di ricerca (così come su altri settori, come l'edilizia scolastica e quella universitaria, e sul diritto allo studio), implicitamente, con questo provvedimento, tagliate le risorse destinate agli istituti di ricerca che, già, versano in condizioni di grave difficoltà.
Concludo, signor Presidente, con una considerazione sulla questione delle accademie. L'incongruenza di fondo mi sembra sia stata ben evidenziata nel corso dei nostri interventi. Da un lato, un po' demagogicamente, condividiamo l'essenza di questo provvedimento. Voi equiparati i diplomi ai titoli universitari, ma lasciate vacante un problema enorme, quello dell'articolo 33 della Costituzione, della piena applicazione della legge n. 508 del 1999, del riconoscimento giuridico dei docenti delle accademie che oggi sono messi nelle condizioni di rilasciare lauree, ma non vengono inquadrati nello status giuridico dei docenti universitari. È un'incongruenza che è al limite della costituzionalità.
Vi troverete in grave difficoltà nei prossimi mesi rispetto a tale questione (credo che, anche legittimamente, saranno presentati ricorsi al riguardo). Concludo Presidente, dicendo che naturalmente noi ci auguriamo - le proposte di legge presentate in tal senso in Parlamento lo dimostrano - che il Governo voglia veramente affrontare questa materia in modo organico.
Noi, con le nostre proposte di legge, siamo a disposizione per compiere pienamente questo percorso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rodeghiero. Ne ha facoltà.

FLAVIO RODEGHIERO. Signor Presidente, nel preannunciare il voto favorevole del gruppo della Lega nord, chiedo alla Presidenza di autorizzare la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo autorizza sulla base dei consueti criteri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI (ore 12,45)

LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, sembra che il provvedimento in esame preveda di fatto per le università, la ricerca e la formazione una serie di finanziamenti e di interventi che potrebbero determinare una condizione positiva.

Di fatto vi è però una grande contraddizione di fondo, già sollevata dai colleghi intervenuti, perché se da un lato sembra esservi questa disponibilità di risorse per l'università, per la ricerca e l'alta formazione, dall'altro abbiamo verificato, nel corso della discussione della legge finanziaria in quest'Aula che proprio in tali settori vi sono tagli notevoli. In quest'ottica si spiega, di conseguenza, la grande rivolta dei rettori delle università per la mancata disponibilità di risorse da investire in questo settore particolarmente significativo per la vita della nostra nazione.
Le somme messe a disposizione, come giustamente sottolineato dalla collega precedentemente intervenuta, sono somme che questo Governo non è riuscito ad impegnare e ad investire per l'assenza di una visione organica del mondo della scuola e dell'istruzione.
Questo provvedimento che è al nostro esame di fatto testimonia una visione «arruffata», una condizione non lineare ed organica rispetto a quanto si intende fare all'interno del mondo dell'istruzione, della scuola e dell'università. È sufficiente prendere visione degli articoli 1 e 2 di questo decreto-legge per comprendere chiaramente quali siano gli intendimenti di questo Governo. Nel primo articolo, quando si parla di personale docente in soprannumero, si comprende chiaramente cosa si voglia definire e dove si voglia arrivare. Con questo atto di formazione continua, si vuole determinare, in virtù anche di quelli che sono i percorsi e le condizioni delle specifiche professionalità, nella scuola, e soprattutto nella scuola pubblica, la concezione della licenziabilità. Il docente può essere cioè licenziato e di fatto messo fuori dei cicli della scuola e della formazione all'interno del nostro sistema d'istruzione.
Credo che questa rappresenti una grande contraddizione, nel momento in cui noi registriamo la più bassa incidenza degli investimenti all'interno della scuola nell'ambito del sistema europeo. Avevamo, a mio avviso, la necessità ed il dovere, quale intervento in questo sistema, di effettuare investimenti seri nella scuola, nella didattica e nella formazione, nonché nel sistema dei laboratori e delle tecnologie, per fare in modo che il nostro sistema scuola fosse - ed è - competitivo a livello europeo. Ciò non si intravvede; anzi si intravvedono negatività, che pongono al sistema dell'istruzione e della scuola della nostra nazione in una condizione difficile rispetto alle esigenze di competitività a livello europeo.
Siamo quindi profondamente contrari a questo articolo, come lo siamo rispetto all'articolo 2, nel quale si parla dell'accorpamento delle classi, eliminandosi quindi i cosiddetti organici funzionali. Vorrei porre una domanda, unitamente ad un'osservazione che sottopongo ai colleghi dell'Assemblea: come è possibile pensare ad una condizione di accorpamento delle classi? Come è possibile definire un intervento di formazione seria, soprattutto in quelle realtà difficili della nostra nazione?
Mi riferisco alle zone montane, mi riferisco alle aree cosiddette marginali, mi riferisco a quelle aree che questo Governo ha definito «sottoutilizzate». Ebbene, in quelle zone, nel momento in cui vi sono gli accorpamenti, nel momento in cui non vi è una formazione mirata verso il discente, vi saranno difficoltà oggettive nel creare uno sviluppo certo, concepibile all'interno del nostro sistema. Quindi, anche il dato dell'accorpamento finisce sostanzialmente per penalizzare le aree più deboli del nostro paese, le aree dell'emarginazione, le aree cosiddette «sottoutilizzate», quelle che hanno bisogno più che mai di iniziative forti, da parte del Governo, volte a ristabilire l'equilibrio tra istruzione a livello periferico e istruzione diversa. Riteniamo che con questo provvedimento raffazzonato, che non offre possibilità alla nascita di una cultura vera, seria all'interno di questo paese, si vadano a creare ancora una volta delle discriminazioni, anche e soprattutto all'interno del mondo della cultura.
Il presidente del CNR ieri ha detto con chiarezza che noi abbiamo presentato innumerevoli brevetti in Italia e all'estero, ma che non abbiamo la possibilità di far lavorare i ricercatori. Questa è la grande contraddizione di questo paese! Non investire nella ricerca, nell'istruzione, nell'università, nelle strutture e, quindi, nell'edilizia scolastica, significa fare in modo che questo paese rimanga indietro!
Per queste ragioni esprimiamo tutto il nostro dissenso e la nostra contrarietà e preannunciamo il nostro voto contrario su questo provvedimento, perché ciò significherà che nel sistema europeo della cultura la nostra nazione farà sicuramente un passo indietro e sarà inevitabilmente ultima nel sistema europeo della formazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.

ANDREA COLASIO. Signor Presidente, credo che durante il dibattito abbiamo avuto modo di affrontare in modo oltremodo analitico l'articolato globale del decreto-legge e, quindi, sia inutile entrare nuovamente nel merito dei singoli articoli. La mia dichiarazione di voto a nome dei deputati della Margherita sarà perciò oltremodo breve e sintetica.
Mi sta però a cuore focalizzare quella che ritengo essere la filosofia globale del decreto-legge. È evidente che, se dobbiamo entrare nel merito di un giudizio politico su questo provvedimento - che rappresenta un continuum rispetto alle politiche globali di settore di questa maggioranza e di questo Governo -, non ci è facile non individuare (purtroppo) una continuità, come dicevo, rispetto ad un disegno strategico che, a nostro modo di vedere, non è congruente con quelli che dovrebbero essere gli impegni che un Governo assume rispetto ad un posizionamento strategico del paese nel contesto europeo.
Scuola, università, ricerca, sistema dell'alta formazione artistica e musicale indubbiamente costituiscono i nervi del sistema, rappresentano il capitale culturale globale complessivo del paese, il prerequisito funzionale per la competitività rispetto ai grandi partner europei. La mia sensazione è che - ahimè - vi sia una sorta di percezione al ribasso del ruolo strategico del paese. Se voi pensate che la competizione, nei prossimi cinque, dieci, quindici anni, avverrà con Portogallo e Grecia - con tutto il rispetto per questi importanti partner europei -, credo che sbagliate.
Se dobbiamo ragionare avendo come parametro di riferimento per le nostre politiche i grandi partner europei, allora è evidente che non ci siamo. Non ci siamo sull'alta formazione; giustamente - va riconosciuto - questo Governo è intervenuto e non possiamo non prenderne atto: questo decreto-legge in parte era dovuto e necessario (penso alla sanatoria del sistema universitario), come era dovuto e necessario l'intervento per l'edilizia a favore del sistema dell'alta formazione; quindi, guai se non si fosse intervenuto! D'altro canto, vi sono troppi elementi che si inseriscono in una visione del nostro sistema di formazione e di istruzione pubblica con una forte accentuazione della devalorizzazione anche delle risorse interne al sistema.

Gli articoli 1 e 2, così come sono concepiti, a mio modo di vedere, non solo propendono per una devalorizzazione delle risorse interne al sistema ma, quel che è peggio - mi avvio velocemente alla conclusione -, minano alla radice l'elemento fortemente innovativo che ritenevamo strategico (si pensava, si auspicava che anche voi lo avreste individuato come strategico): l'autonomia delle istituzioni scolastiche.
Evidentemente, accorpamenti e sdoppiamenti non possono prescindere da un giudizio di opportunità che ha, come parametro di riferimento, la qualità dell'offerta formativa e la continuità didattica. Se questo criterio non è bilanciato con quello della razionalizzazione, pur concordando sulla necessaria riconversione e sulla mobilità professionale, temiamo che non vi sia equilibrio tra esigenze di sistema.
Per quanto riguarda la ricerca, evidentemente, l'avere imputato al fondo ordinario l'1 per cento significa, in ultima istanza, aver ridotto le già magre risorse destinate al settore della ricerca. Siamo entrati nel merito di ciò nel corso della discussione, sottolineando quello che - ahimè - costituisce il punto di caduta della credibilità e dell'autorevolezza di questo Governo: lo hiatus, la divaricazione tra l'enunciato - come afferma la Corte dei conti - e il conseguito. Avete dichiarato, reiteratamente, nei vostri documenti, nelle linee guida di voler conseguire degli obiettivi. Voi rischiate la credibilità politica nei confronti del paese e del sistema della ricerca se definite, come terminus a quo, non questo o il prossimo anno ma il termine della legislatura. Credo che una classe politica di Governo debba assumersi responsabilità precise in merito a ciò.
Per quanto attiene al sistema dell'alta formazione artistica e musicale, mi sta a cuore focalizzare solo un aspetto (lo abbiamo già detto nel corso della discussione): se il 26 di questo mese non sia addiverrà alla presentazione, da parte del Governo, nei confronti del CNAM, dell'insieme dei regolamenti, credo che siamo perdendo tempo. Ditelo subito che non credete alla filosofia sottesa alla legge n. 508, che non credete che il nostro paese debba valorizzare la sua grande risorsa costitutiva della sua identità: accademie, conservatori, ISIA. Essi rappresentano elementi che si intrecciano con i nostri distretti culturali.
Queste ragioni e quelle che sono state sviluppate nel corso del dibattito non possono che indurre il gruppo della Margherita ad esprimere un giudizio negativo su questo provvedimento che, di fatto, rappresenta un elemento negativo a causa dell'introduzione di molti aspetti in termini regressivi rispetto a quello che, invece, dovrebbe essere l'obiettivo di crescita culturale, globale della competitività del paese, all'altezza di una società della conoscenza. Come gruppo della Margherita, in base alle ragioni esposte nel corso del dibattito, esprimeremo un voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

PAOLO SANTULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO SANTULLI. Signor Presidente, intervengo per ringraziare i colleghi della Commissione per il lavoro svolto e per segnalare alcune questioni poste in evidenza attraverso alcune proposte emendative o emerse durante il dibattito. Tali argomenti non hanno potuto trovare spazio in questo provvedimento. Infatti - come è stato segnalato da più parti - abbiamo trattato misure di estrema urgenza non più differibili, molte delle quali legate all'utilizzo delle risorse accantonate dalla legge finanziaria dello scorso anno. L'attenzione puntigliosa che ho dedicato sin dall'inizio, nasceva da un'esigenza pressante, come lei ben sa, Presidente. Però, non posso non sottolineare che in futuro meriteranno attenzione: l'emergenza dell'edilizia scolastica, che ha assunto una particolare evidenza a seguito dei tragici avvenimenti verificatisi in Molise; la complessa questione delle graduatorie permanenti per l'accesso all'insegnamento; la situazione delle scuole di specializzazione all'insegnamento secondario (le cosiddette SSIS); la revisione organica della legge n. 508 del 1999, richiamata da più parti, che, a mio giudizio, andrebbe attuata; il rapporto tra i titoli rilasciati dalle accademie e dalle scuole di specializzazione all'insegnamento secondario; l'ammodernamento delle strutture informatiche nelle scuole. Si tratta di argomenti trattati in Commissione, toccati anche da alcuni emendamenti.
Mi auguro che, sin dalle prossime settimane, già in occasione della discussione in Commissione della riforma Moratti, alcuni degli argomenti innanzi indicati possano essere affrontati e possano essere trovate, al riguardo, soluzioni adeguate (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, i colleghi si saranno accorti, nel corso della discussione, che i ringraziamenti rituali e formali sono, in questo caso, qualcosa di più di un rito: effettivamente, maggioranza ed opposizione hanno lavorato attivamente. Desidero ringraziare l'opposizione perché, al di là di qualche tono propagandistico, legittimo in quest'aula, si è impegnata nell'esame di questo provvedimento in modo molto responsabile; più specificamente, desidero ringraziarla perché continua ad incalzare la maggioranza ed il Governo sul tema della ricerca scientifica.
Ne ha già parlato nel corso della discussione del disegno di legge finanziaria, ma vorrei cogliere l'occasione per ritornare sul punto, anche per assumere un impegno con il mondo della ricerca che, in questi mesi, ci sta osservando; colgo l'occasione anche per dire che il presidente Tabacci ed io organizzeremo qui a Montecitorio, il 12 dicembre, un convegno al quale parteciperanno i protagonisti della ricerca ed il ministro Moratti.
Per noi, l'impegno non riguarda i principi, che già fanno parte del programma del Governo: il presidente Berlusconi lo ha ribadito anche di recente e il ministro Moratti, come l'onorevole Grignaffini ha ricordato, è intervenuta su ciò nei giorni scorsi. L'impegno deve essere assunto dalla maggioranza sul piano dei tempi, sul piano delle priorità, perché, in una situazione di difficoltà economica (questo è il vero motivo per il quale non abbiamo ancora attuato il nostro programma di portare gli investimenti per la ricerca all'1 per cento del PIL), il problema è solo di priorità.
Allora, credo che la maggioranza debba sapere, e debba saperlo anche il Governo, che già l'esame del disegno di legge finanziaria al Senato può fornire l'occasione per mettere mano a provvedimenti idonei perché la situazione degli enti di ricerca è ad un passo dal limite di sopravvivenza (come il presidente del CNR ricordava ieri, siamo già stati costretti a rinunciare ad alcuni investimenti). Anche l'opposizione, però, deve sapere che non è solo questione di fondi, ma anche di riforma degli enti e di riforma dei sistemi di finanziamento affinché i soldi non vadano a finire in burocrazia o in spese inutili, ma siano effettivamente impiegati in modi produttivi.
Se la maggioranza e l'opposizione hanno questa consapevolezza, credo che, già nei prossimi giorni, potremo affrontare la questione con maggiore serenità. Ad ogni modo, questo è il nostro impegno.
Ringrazio il relatore, la maggioranza e l'opposizione per il lavoro che è stato da tutti svolto (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

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(Votazione finale e approvazione - A.C. 3312)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale. Prego i colleghi di raggiungere i loro posti.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 3312, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

PIERO RUZZANTE. Presidente!

LUIGI OLIVIERI. Attenzione ai pianisti!

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Vergogna!

PRESIDENTE. Tutti sono pregati di non votare per due! Mi pare che su questo abbiamo già dato, eh, colleghi?

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1742 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 settembre 2002, n. 212, recante misure urgenti per la scuola, l'università, la ricerca scientifica e tecnologica e l'alta formazione artistica e musicale» (approvato dal Senato) (3312):
Presenti 348
Votanti 347
Astenuti 1
Maggioranza 174
Hanno votato 192
Hanno votato no 155.
(La Camera approva - Vedi votazioni).