Comunicato Stampa
Unione Artisti
UNAMS

Denuncia dei comici e sfascio della società di Dora Liguori

Comunicato Stampa + Video Crozza (tratto da Paese delle Meraviglie)

Rif. 031
23-04-13

Visualizza video di Crozza tratto dal "Paese delle Miraviglie".

Quando, in un Paese, l'impegno della denuncia sociale viene assunto dai comici, significa che la società di quel Paese non ha più prospettive, ma è giunta davvero all'ultima spiaggia. Nel caso, poi, in cui una denuncia del genere attiene alla sorte della cultura in Italia (nello specifico la denuncia è di Crozza) possiamo allora ipotizzare come, i colpevoli del massacro, si siano già venduta anche quella che viene definita “ultima spiaggia”. E, pertanto, appare chiaro che a noi, popolo italiano, altro non ci è rimasto che affogare nel voluto e programmato “mare dell'ignoranza”.

Ma, fatta la denuncia, perché essa non resti sterile cosa, ci si dovrebbe anche chiedere: come è potuto avvenire tutto questo in un Paese storicamente definito patria della cultura e soprattutto delle arti?

E, di seguito, presa coscienza del crimine (perché di crimine trattasi), chi sono i colpevoli ai quali poter chiedere il conto? Insomma chi ha tradito il popolo italiano?

La risposta è facile, ancorché pericolosa; tanto che neppure Crozza ha osato darla... anche lui tiene famiglia!

Ma, essendo giunti al limite di ogni sopportabilità, se pure munita di famiglia, ho deciso di provare, io, a dare qualche risposta; e desidero farlo usando scarne parole, anzi ovvie, ma tanto ovvie da far rilevare che, in questo silente Paese, è proprio l'ovvio che spesso assume il ruolo di impronunciabile verità.

In sintesi, è possibile dire che il danno dell'Italia nasca soprattutto da un inveterato e colpevole vizio della classe politica la quale, per innominabili logiche partitiche, allorché va a formare un Governo, pone quasi sempre alla guida dei dicasteri, il contrario di chi dovrebbe andarci. Ad esempio al dicastero della sanità un ingegnere, e alla guida dei lavori pubblici un medico.... insomma un incompetente!

In un Paese normale, un atteggiamento del genere verrebbe subito stigmatizzato quale “illogicità manifesta” dei vari responsabili politici. Appunto in un Paese normale... non certo in Italia ove, l'illogicità, è divenuta un “comune sentire politico”; anzi la strada maestra sulla quale vanno ad affollarsi tutti i partiti. Allora torna evidente come, dietro questa troppo grande illogicità manifesta, non vi sia solo e soltanto la volontà o la scarsa oculatezza dei partiti, ma, ahimè, ben altro. Invero essa, forse (molto poco forse), nasconde una realtà che torna sconosciuta ai più; e che prende il nome di “connubio e intreccio fra potere politico e alta burocrazia.

Ebbene si! Ed è proprio in nome e del prevalere di questa logica, o di questo “male”, che quando si vanno a formulare determinate nomine, non ci si riferisce affatto alle competenze specifiche del nominando bensì, molto spesso, s'intende solo andare a favorire il connubio di cui sopra. Infatti la nomina, oltre che soddisfare l'interesse del partito di riferimento, deve essere fatta anche per soddisfare le aspettative di un altro importantissimo e meno noto, ma molto più incisivo potere, costituito dalla sopracitata alta burocrazia. Un potere che prospera e aumenta a dismisura proprio se ha la “fortuna” di poter contare su un ministro che non capisce un “acca” dei problemi del dicastero affidatogli. Infatti, solo in questo modo, come diceva Pirandello, ciascuno potrà ottenere il suo; ovvero: il potere politico, evitando la nomina di un ministro troppo competente, evita anche d'intaccare o innescare conflitti con il potere in loco (la burocrazia); di contro, però, può contare sulla collaborazione e sugli abili suggerimenti di chi, conoscendo la “macchina”, conosce come farla “fruttare” al massimo. Insomma se non ci si va a pestare i piedi a vicenda, la pace e i vantaggi sono assicurati per tutti, tranne (ecco l'ovvio) che per il povero cittadino.

E qui, per meglio comprendere la drammaticità italiana, occorre spendere una parola sulla nostra burocrazia; intendasi, non l'impiegato o il medio funzionario, ma gli esponenti del cosiddetto “gotha” burocratico. In parole povere di quel gotha che poco s'ispira ai principi ai quali si attiene buona parte della burocrazia straniera, principi riconducibili alla seguente e “sacrosanta” massima: la struttura burocratica esiste per essere al servizio della macchina dello Stato e di conseguenza del cittadino. In Italia, invece, non si sa per quale divino privilegio, gli alti burocrati, concepiscono il loro ruolo in modo del tutto diverso; anzi rovesciano quasi sempre il concetto in: lo Stato e il cittadino esistono in quanto concepiti per essere al mio servizio (o utilità)!

E i risultati sono quelli che tutti possiamo rilevare: una miscela venefica che, dovuta appunto all'instaurarsi del fatale connubio fra potere politico (inteso quello dei partiti) e il potere burocratico, va ad, appunto, avvelenare e strozzare qualsivoglia ragione e diritto dei poveri cittadini.

Ed è sempre in ossequio a questo connubio che al popolo, pian piano, sono stati tolti quasi del tutto i sacri diritti assegnatigli dalla Costituzione; popolo che, da asse portante della società, è stato infine condannato ad assumere il ruolo di miserabile “paria”. O come altrimenti potrebbe definirsi chi non ha più diritti e lavoro assicurati?

Per non generalizzare, possiamo dire che è capitato d'imbattersi anche in qualche alto burocrate illuminato, ma costui, malauguratamente, non viaggiava in numerosa compagnia. L'evidenza dei fatti, e gli innegabili danni che sono stati perpetrati, avverso soprattutto al mondo della cultura e dell'arte, non possono che raccontarci una ben altra realtà: in certi ministeri, Alessandro Volta, deve ancora provvedere a inventare... la lampadina. Ma, a giustizia della categoria dei burocrati, va anche detto che se, a qualcuno di essi, fosse mai venuto l'uzzolo di eccedere nella ricerca del giusto operare, la vita che lo avrebbe atteso sarebbe stata tutt'altro che facile; anzi la casta, per il “bene” comune, prima o poi, avrebbe provveduto a spedirlo al confino, o meglio l'avrebbe giubilato subito in qualche sperduta direzione regionale.

Pertanto, avendo provveduto l'Italia a far saltare il giusto equilibrio, che sempre dovrebbe esserci nella gestione della “cosa pubblica”, fra un potere politico informato e cosciente e l'Amministrazione, ha lasciato che il burocrate, senza neppure il freno della necessaria mediazione politica, fosse, con tutta probabilità, libero di operare tranquillamente a modo suo, ovvero libero di realizzare, in buona parte, il presente sfascio del Paese!

Volendo, poteva anche fare bene... ma non l'ha fatto!

Purtroppo, non esistono altre spiegazioni (e qui torno al nostro particolare) per dare un senso ed una ragione, su quanto di tragico è avvenuto nei confronti della cultura e dell'Arte italiana. E la constatazione amara non viene da me, ma da tanti, tanti cittadini e, oggi, addirittura da un comico: l'Italia ha davvero raggiunto l'ambito traguardo del più completo disastro, non solo economico ma anche culturale.

Che dire: nemmeno l'Unione sovietica dei tempi staliniani e post era riuscita a tanto; almeno la cultura l'avevano fatta salva.

E allora, oltre che piangere, cosa ci resta?_Forse nulla, o forse affidarci e sperare nel comico di turno._Triste nazione invero quella che, “ultima spes” di democrazia, per arginare lo sfascio totale, deve

fare riferimento ad un comico (unico personaggio considerato serio in mezzo a tanti buffoni); cioè si ritorna a quei tempi di scarsa, anzi scarsissima democrazia, laddove solo al giullare, o anche al buffone di corte, era consentito (ma solo celiando) di sfidare il potere, dando voce alle doglianze del popolo, e così essere testimone di verità!

Su questo connubio fatale o, come detto, su questo sfascio, a fare da sentinella sarebbero dovuti intervenire i sindacati.... e qui, non vorrei infierire, ma mi sento ancora peggio!

Allora?

Allora se ci si vuole davvero salvare dall'annegamento nel citato mare dell'ignoranza, non resta che una via coraggiosa da percorrere: i cittadini devono riprendersi i loro diritti e, pacificamente, attraverso scelte oculate e consapevoli, costringere i vari poteri, ritrovando serietà, a fare il loro dovere.

In parole povere occorre rifondare questo nostro Paese che, già tempio del diritto e della cultura, è stato, dai tanti “mercanti”, soprattutto in questi ultimi venti anni, umiliato, vilipeso, saccheggiato, depredato, devastato e infine razziato di tutti i suoi beni, compreso il più prezioso: la dignità.

Riprendiamoci dunque l'Italia; ma, onde evitare di cadere in confusione, riprendiamocela partendo, però, da un presupposto inoppugnabile: via i falsi profeti! E in questo tempio rinnovato, e a sua garanzia, venga dato finalmente spazio ad una società migliore che sappia porre tra i suoi fini prioritari, non l'oscurantismo del denaro e dell'illecito profitto, bensì il bene prezioso della cultura e dell'Arte.... Chissà!

Sarà pure un' utopia... ma varrebbe la pena di almeno provarci!

D. L.

P.S. Pur essendo segretario generale del sindacato degli artisti, non sono affatto in contraddizione con me stessa, quando esprimo l'auspicio di chiudere tutti i sindacati afferenti all'Arte... visti i risultati chi potrebbe, in buona fede, darmi torto?

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