Comunicato Stampa
Unione Artisti
UNAMS

Incontro Direzione Generale AFAM e Sindacati del 12/3/2013

Resoconto di Dora Liguori

Rif. 024
14-03-13

Come già noto si è svolto, presso la Direzione AFAM, un incontro con i sindacati maggiormente rappresentativi del settore, incontro del quale facciamo un resoconto sommario.

Nulla da eccepire in merito alla utilizzazione dei fondi per l'aggiornamento, per i quali abbiamo già dato formale assenso. Per quanto invece attiene alla mobilità, come espressamente ribadito dall'ultimo contratto, il MIUR non è sede della trattativa che dovrà, invece, svolgersi presso l'ARAN, essendo detta materia di sua espressa competenza.

Inoltre, nel corso della discussione, è stata presentata una bozza di accordo (Criteri di distribuzione delle risorse del fondo miglioramento offerta formativa, anno 2013, cap. 1609/4) risorse che, come da ultimo contratto, con l'1/1/2013 vanno a riconfluire,in modo indistinto, nel fondo d'istituto. La bozza d'intesa inviataci per la firma propone di ricostituire una forma di premio per tutti da concordare in sede di trattativa decentrata. L'UNAMS, comunque, mantiene la sua posizione contraria, con quanto previsto nella bozza e, a sua volta, propone, ritenendolo più soddisfacente per il personale dell'AFAM, di stabilire un contatto con l'ARAN onde poter trovare, in quella sede, una soluzione che vada ad integrare i perduti gradoni sullo stipendio, così come avvenuto per la secondaria con i risparmi.

Giunti, però, a questo punto mi corre l'obbligo di aggiungere quanto segue. Da tempo è divenuta abitudine del Direttore Generale, Dott. Civello, di esprimere, in mia assenza e pubblicamente (non ho partecipato alla riunione per motivi strettamente personali) apprezzamenti poco lusinghieri appunto nei miei confronti. Sin qui ho preferito non rispondere anche perché il parlare degli assenti si commenta da sé. Ma persistendo la cosa vorrei sottolineare al Direttore generale che, visto che siamo, come dire “contemporanei”, sarebbe più elegante che le sue valutazioni mi fossero rivolte direttamente in modo che io possa avere, come giusto sia, altrettanto pubblicamente, diritto di replicare.

In ogni caso vorrei rammentare che un direttore generale, dovendo essere, per il suo ruolo, sopra le parti non può, sempre pubblicamente, nutrire simpatie o antipatie, verso la sua controparte naturale rappresentata appunto dai sindacati. Fra le due parti, infatti non può che esistere, per correttezza verso la categoria che i sindacati rappresentano, solo reciproco rispetto; non a caso la simpatia di un direttore generale verso un sindacato potrebbe divenire, per il sindacato medesimo, oggetto di scarso merito. Sarebbe come dire che un Pubblico ministero (l'accusa) esprimesse simpatia per gli avvocati difensori dell'imputato. Appare chiaro che una simile evenienza starebbe a significare che gli avvocati non stiano facendo il loro dovere verso l'assistito.

Nello specifico delle lagnanze, il Direttore Generale esprimeva la sua contrarietà verso la legge 228 (verso la quale, io, a seconda del suo punto di vista, avrei non meriti ma colpe), ossia esprimeva contrarietà verso una legge che, dopo 13 anni dalla riforma, andava, nell'interesse delle Istituzioni e degli studenti, a colmare il vuoto rappresentato dalla mancata messa in ordinamento, da parte dell'Amministrazione, del Biennio e dell' Equipollenza dei titoli.

Premesso che compito dell'Amministrazione non è discutere le leggi bensì attuarle, nella logica del Direttore Generale cosa sarebbe stato opportuno fare: attendere altri centotredici anni per ottenere che l'Amministrazione si decidesse a fare, quanto previsto dalla legge 508. Insomma che l'ossigeno, per Accademie e Conservatori, rappresentato da questi due fondamentali aspetti, giungesse ad Istituzioni morte?

Oltre al Direttore generale, ad essere in sofferenza per questa legge, vi sono anche le Facoltà Universitarie (alle quali di seguito rispondiamo). E quando mai le Università sono state a nostro favore!

Ed è proprio per questo che l'Amministrazione, se stava dalla parte delle Istituzioni AFAM, avrebbe dovuto quanto prima provvedere a salvare i diritti delle Istituzioni stesse, facendo, a tempo debito, ciò che già tutti i Paesi europei hanno abbondantemente fatto, e che il Parlamento, per mettere in paro l'Italia, ha dovuto alla fine fare.

Comunque, per meglio descrivere tutta la “sofferenza” che c'è in giro, preferisco affidarmi ad un'antica massima che recita: “Quando il diavolo si dispera significa che l'anima è salva”.

D.L