Unione Artisti
UNAMS

Il perché dei “malesseri” AFAM - Iniziative punitive prese nel disinteresse e nella sordità dei colleghi

Comunicato

Rif. 064
25-11-11

Un vecchio detto recita che “Tutto avviene perché lo si vuole”

Nulla è più vero e attribuibile al comparto AFAM, dove molti colleghi non solo s’informano poco ma anzi vantano un loro totale disinteresse, se non addirittura dileggio, verso quel sindacato, nel caso specifico l’UNAMS, che tenta d’informarli. Puntualmente i medesimi colleghi non mancano di protestare appena determinati provvedimenti vanno a riguardarli da vicino. Allora, svegli improvvisamente, dimentichi della loro passata noncuranza e delle loro passate scelte, sono pronti ad addebitare le loro colpe ad altri.

Entrando nello specifico dei “malesseri” AFAM mi corre l’obbligo di dire che il vero problema, nonché il motivo principale di tutti i disastri che stanno avvenendo nel settore, debbano addebitarsi, in prima battuta a chi i disastri li propone, in seconda ad alcuni colleghi docenti che, per partito preso e in perfetta malafede ( spesso per interessi personali) raccontano autentiche bugie, sviando gli altri colleghi sulla realtà di quanto sta avvenendo, e in terza battuta a tutti quei colleghi che, non informandosi in modo puntuale, o non credendo a chi dice delle verità, magari scomode, si fanno turlupinare prima e dopo.

Ed è purtroppo a questo scenario che si debbono i tanti guai di Accademie e Conservatori. Pertanto, stanchi delle “utili falsità” che vengono dette , ritengo, a memoria di tutti e soprattutto di quanti soffrono di fragile memoria, di fare cosa giusta e necessaria riassumendo alcuni degli avvenimenti che hanno afflitto il settore in questi ultimi anni. Contestualmente ricorderò anche quelle iniziative che, sia nel passato che nel presente, l’UNAMS ha intrapreso, spesso inascoltata, e anche per questo depotenziata nell’azione.

Problema “Decreto sullo sviluppo”: Tutto quanto previsto nel Tremonti circa una possibile licenziabilità dei docenti di ruolo di Accademie e Conservatori di musica, a mio modesto giudizio, appare, al momento, alquanto improbabile. Ciò non toglie che interventi del genere, in futuro, ci potrebbero essere grazie all’approvazione di quelle stramaledette declaratorie, impugnate, in prima battuta, dall’UNAMS, vincendone il relativo ricorso.

A tale proposito, essendo stata la vicenda per me particolarmente e sofferta, desidero ricordare, a tanti distratti colleghi, sia pure schematicamente, quale sia stata la realtà dei fatti.

Le declaratorie furono proposte, alcuni anni fa, dall’Amministrazione e subito sostenute da quasi tutti i direttori di Accademie e Conservatori, componenti della relativa Conferenza (la paternità del provvedimento, anche senza prova del DNA, è ampiamente conosciuta, né l’interessato l’ha mai negata).

Letto il provvedimento e preso atto delle gravi conseguenze (in pratica l’abolizione del ruolo) la sottoscritta, nella sua qualità di allora Presidente del CNAM, promosse un ampio dibattito nel settore, conclusosi con un confronto-convegno, aperto a tutti, e organizzato presso una sala della Camera dei Deputati. E tutto ciò per portare, con un’informazione capillare, a conoscenza del settore i tremendi rischi che, appunto, si nascondevano dietro l’apparente innocuo provvedimento, e di conseguenza protestare.

Purtroppo chi era interessato all’obbrobrio “declaratorie” scatenò una violenta campagna contro l’UNAMS. Nonostante ciò il sindacato, come già detto, avanzò ricorso presso il tribunale amministrativo ottenendo dal TAR una magistrale sentenza, all’interno della quale, il giudice affermava che “neppure ad un ministro era consentito togliere il ruolo ad un docente”.

In un paese e in un settore normale il tutto sarebbe stato sufficiente per allertare i colleghi che, magari ringraziando l’UNAMS , avrebbero, quale logica iniziativa, ridotto al silenzio tutti i sostenitori e i cattivi consiglieri delle declaratorie.

Al contrario, l’UNAMS non solo è stata letteralmente messa in croce con la feroce campagna di cui sopra ma, in aggiunta, è stata accusata anche di bloccare, attraverso simili ricorsi ( avanzati si badi bene a tutela dei colleghi) il processo di riforma. Prova lampante di questo pensiero di molti colleghi, e di come, costoro, si siano lasciati facilmente manipolare, sono state le ultime elezione per le RSU, dove il personale di Conservatori e Accademie, trionfalmente, è andato a premiare soprattutto i sindacati che, fortemente, e in accordo con Amministrazione e Direttori, hanno condiviso e sostenuto le declaratorie.

Da quel momento l’UNAMS, in parte ridimensionata dal voto dei colleghi, non ha potuto più essere determinante per bloccare una serie di provvedimenti che, a dir poco, hanno“ gridato e gridano vendetta”. Non a caso, oggi, la gente si lamenta! Infatti è successo di tutto e di più, compresa l’emanazione di nuove “Declaratorie” che, sia pure in parte diverse dalle prime, sono e restano ugualmente pericolose.

Come ovvio, seguendo la volontà popolare e in omaggio al principio che “ neppure il bene può essere imposto”, le seconde declaratorie non sono state impugnate. Pertanto via libera a tutto, compreso l’ultimo “Contratto integrativo” non siglato dall’UNAMS che, di fatto, lascia seduti per terra economicamente i professori, nonché limita i poteri del Consiglio Accademico e delle RSU, a favore dei Consigli di Amministrazione, leggasi Presidenti.

Tornando al presente e al “decreto sullo sviluppo”, come possono testimoniare tutti i parlamentari di maggioranza e opposizione, l’UNAMS ha speso, nel quasi disinteresse generale, tutte le sue forze nel proporre emendamenti ai sopracitati partiti, senza di contro raccogliere il necessario sostegno della base; pertanto, in mancanza di una rivolta generale, era facile prevedere la mancanza di un qualsivoglia risultato migliorativo. Queste, purtroppo, le ferree leggi che governano la democrazia.

Oggi, a giochi fatti, posso soltanto dire che è stato interessato lo Studio legale del sindacato, Avv. Leotta, per vedere in quale modo sia possibile intervenire. Ciò vale sia per la paventata questione licenziamenti, sia per l’anno sabatico e sia per i permessi artistici. A giorni verrà pubblicato il parere dell’avvocato.

Ultimo ma importantissimo problema: i congelamenti.

In mezzo a tante difficoltà, in questi giorni, ho dovuto anche leggere alcune emerite idiozie a firma di un collega che, come si dice a Napoli “parla a spaccastrommole”. In questa sua missiva il suddetto affermava che un sindacato (chiaro il riferimento all’UNAMS) aveva inizialmente finto di protestare sui congelamenti poi, in accordo non sappiamo con chi... avrebbe taciuto. Ebbene, non solo l’UNAMS ha sempre protestato, ufficialmente, sull’abuso che si fa di questa presupposta autonomia delle Istituzioni ma, laddove possibile, lo Studio Leotta ha sempre avanzato ricorsi, vincendoli pure. Comunque, la battaglia continua senza remore, anzi, sul problema, ho interessato l’avvocato affinché finalmente qualcuno, in solido, paghi i disagi che crea.

Nel frattempo, ricordo però che, per bloccare il fenomeno, basterebbe che i collegi dei professori, mettendosi una mano sulla coscienza, intervenissero bloccando con un loro pronunciamento unanime i Consigli Accademici e i Direttori sull’abuso di tali procedure. Infatti non si può essere strabici al punto di approvare o avallare un congelamento quando a farlo è il proprio Conservatorio, e protestare quando la cosa riguarda altri.

In sintesi, questi i fatti, e invito i colleghi a protestare per iscritto, qualora certi colleghi interessati a fare i loro comodi, affermassero ancora castronerie simili.

Ultima preghiera, nell’interesse generale, leggete ciò che, con coraggio, viene scritto e, così informati, fatevi una vostra opinione, altrimenti diventa inutile, oltre che cretino, disinteressarsi prima e lamentarsi dopo.

 

P.S. Badge: preghiamo i professori interessati a intervenire presso chi tace (leggasi invitare i loro sindacati di riferimento a chiedere un incontro presso l’ARAN per l’interpretazione autentica del contratto che, con tutta probabilità, non è affatto quella resa unilateralmente dall’amministrazione), altrimenti è inutile parlare a vuoto e prendersela anche con chi, da luglio, sta protestando e proponendo quella che è l’unica e possibile soluzione. Alla fine cari colleghi, non posso costringere nessuno, né voi né i sindacati; ma siate almeno onesti, cercando di capire chi realmente vuole o non vuole questo famigerato badge.

D.L.