Unione Artisti
UNAMS

RSU presso il Conservatorio di L'Aquila e dichiarazione del Direttore M° Carioti

Comunicato Stampa

Rif. 012
14-02-09


Per una serie di motivi è stato necessario indire nuove elezioni RSU al Conservatorio dell'Aquila e, come ovvio, nei momenti elettorali "molti nodi vengono al pettine" anzi, nel caso specifico, a venire al pettine sono alcune precise convinzioni del Direttore circa determinati diritti che i docenti godrebbero nel Conservatorio che, Egli, ha l'incarico di dirigere.

Il Maestro Carioti, in un comunicato ai docenti, da lui redatto, afferma una serie di cose sulle quali sorvolo essendo, dette problematiche, strettamente legate alla gestione dell'Istituzione ma, come sindacato, non posso tacere quando il direttore, invece, va a rendere alcune grave dichiarazioni circa i diritti che dovrebbero godere i docenti nel Conservatorio in oggetto.

Il Direttore al punto 3 del comunicato testualmente dice:
"Non esiste il diritto da parte dei docenti di ricevere incarichi. Nello Statuto di questo Conservatorio è sancito invece il diritto del Direttore di affidare incarichi specifici a docenti di sua fiducia che collaborino al buon andamento del Conservatorio...."

Dire che affermazioni del genere sono gravi sarebbe poca cosa... esse sono semplicemente: illegittime. Infatti, l'ultimo contratto di lavoro dice ben altro circa il diritto dei docenti sugli incarichi e nessuno statuto interno può superare un contratto che ha forza di legge.

Da tutto ciò ne discendono due ipotesi: o il Direttore interpreta a modo suo lo Statuto o il medesimo, deve essere rivisto essendo stato redatto contro-legge.

Personalmente non riesco a ipotizzare che lo Statuto, vagliato, tra l'altro, anche dal ministero, possa contenere simili assurdità; ma se ciò fosse vero allora le considerazioni da fare diventerebbero ancora più pesanti.
Fermo restando che lo statuto andrebbe immediatamente rivisto, nel contempo ci si dovrebbe chiedere: ma come è stato possibile ai docenti ed agli organi preposti approvare un qualcosa che, oltre a ledere il Contratto di lavoro, interviene direttamente sulla loro dignità professionale?
Inoltre, come è possibile che un preciso diritto legato alla professionalità possa divenire oggetto di discrezionalità del Direttore che, come egli stesso afferma, lo fa dando i detti incarichi a docenti che preferisce. E ciò, non in base a specifiche competenze, ma in base ad un suo concetto di fiducia e di collaborazione.

Una cosa del genere cosa sta a significare? Forse che chi non ha incarichi non è degno di fiducia e non collabora?

Con queste premesse il caso dell'Aquila diviene sintomatico di quanto attende i docenti se continuano ad essere latitanti circa i loro diritti. Il disinteresse, quando è diffuso, fatalmente, genera, poi, questi fenomeni. Infatti è sempre storicamente avvenuto che se il cosiddetto popolo tace lo spazio democratico viene occupato da altri, e non certo democraticamente.

Il rammarico in tutta questa vicenda è anche un altro: la riforma non voleva assolutamente questo ed essa è stata volutamente tradita, con provvedimenti spesso fasulli e contrari allo spirito della legge stessa ed ai suoi valori. Traditi sono stati anche gli studenti che non hanno ancora un titolo spendibile. Tradito il passato e presente CNAM poichè il suo compito istitutivo di proporre e rendere pareri tecnici al Ministro, è stato spesso demandato ad altri che hanno poi usato simile potere per partorire tutta una serie di provvedimenti contrastanti e tendenti a polverizzare, con le cattedre (leggi declaratorie) i diritti dei docenti. Infatti, prendere una cattedra e scomporla in dieci significa espropriare il docente dei suoi diritti e porlo, appunto, con "il cappello in mano" a chiedere di fare un qualcosa che già gli competeva e che è divenuto, invece, incarico fiduciario e discrezionale del Direttore.

Tutto ciò è stato abbondantemente recepito dai vari Tribunali Amministrativi attraverso i ricorsi inoltrati dall'Unione Artisti UNAMS. Purtroppo questa tutela e questa coraggiosa azione cade nel silenzio degli interessati.
Ed è su questo punto e sull'atteggiamento latitante di molti che mi corre l'obbligo di dare ragione a Carioti quando, altrettanto testualmente, nella nota, egli afferma essere la sua politica condivisa dai docenti dell'Aquila, essendo stato abbondantemente votato.
Infatti, il voto è espressione di una condivisione di linee e occorre, per questo, spenderlo bene se si vogliono, poi, evitare brutte sorprese. Personalmente non conosco i meccanismi mentali e le motivazioni che hanno guidato i colleghi dell'Aquila ma neppure conosco sistema più democratico del voto che è, comunque, espressione di fiducia a chi si va ad eleggere. Ed è in ossequio a questa sua peculiarità che detto voto andrebbe sempre ponderato, anche al di là delle simpatie, e speso bene, soprattutto quando in ballo, di seguito, ci sono i propri diritti e la propria professionalità.

Per tutti questi motivi la vicenda non mi piace e soprattutto non doverebbe piacere ai diretti interessati, ossia ai docenti, non solo dell'Aquila ma di tutta Italia, ed è bene che sia venuta allo scoperto poiché, come detto all'inizio, essa è sintomatica di ciò che attende i docenti se non decidono di essere più partecipi e informati sui loro diritti e doveri.

Prima di chiudere, però, mi chiedo:
cosa ne pensano gli altri Direttori: sono tutti sulla stessa linea?
E cosa ne pensano gli altri sindacati a fronte delle dichiarazioni di un direttore che palesemente elude una parte fondamentale di un contratto che hanno siglato anche loro?
E se l'esempio aquilano si diffondesse in tutti gli altri Conservatori e le Accademie, gli altri sindacati continuerebbero a tacere?

La risposta, è il caso di dire, al popolo o meglio ai votanti!

Dora Liguori