Collegio dei Professori Conservatorio Foggia

Al Signor Presidente della Repubblica
Dott. Carlo Azeglio Ciampi

Al Signor Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Silvio Berlusconi

Al Signor Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca
Dott.ssa Maria Letizia Moratti

Al Signor Presidente del Senato
Sen. Marcello Pera

Al Signor Presidente della Camera dei Deputati
On. Pierferdinando Casini

Al Signor Presidente della VII Commissione del Senato
Sen. Franco Asciutti

Al Signor Presidente della VII Commissione della Camera dei Deputati
On. Ferdinando Adornato

"Il presente decreto . sarà inserito nella raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare."

Vorremmo veramente che la SOSTANZA di un D.P.R., al quale il Capo dello Stato appone la propria firma, fosse osservata e fatta osservare. E per SOSTANZA sarebbe auspicabile intendere NON il nuovo schema "improvvisamente" apparso il 5 novembre u.s., bensì quello frutto di un meditato lavoro condotto a più voci e con scrupolosa attenzione per molti mesi dopo la comparsa della Legge 508/1999.

E così vorremmo comprendere come mai, quando tutto sembrava ormai pronto per il lancio dei Conservatori e altre istituzioni verso l'orbita dell'alta formazione artistica e musicale, l'"OBBLIGO" civico diviene quello di VIETARE al Direttore delle Istituzioni in questione di presiedere, come ci sembra logico e giusto, il Consiglio di Amministrazione (e il Comitato didattico-scientifico che essendo un organo forse troppo ricco di competenze scompare in toto) e di far sedere al tavolo della Presidenza una figura esterna all'istituzione limitando le competenze del Direttore (anzi ora direttore artistico, e l'aggettivo più che di qualità appare all'interno dell'intero quadro sinonimo di limitazione) ad un settore ristretto, troppo ristretto per una figura che tutto lasciava supporre doveva essere manageriale o almeno dirigenziale.

E ancora:

Perché il nostro "obbligo civico" ci impone di accettare che la maggioranza del Consiglio di Amministrazione sia "esterna" all'istituzione che Esso sovrintende? Come può essere concepibile che in una istituzione culturale dalle alte e specifiche competenze, il principale organo di governo debba essere dominato da membri esterni?

E poi a quali membri esterni! Sconvolge, ad esempio, il fatto che l'invito a sedere in Consiglio di Amministrazione nel precedente Schema rivolto agli "enti che hanno assunto l'impegno di contribuire in modo rilevante e continuativo alle attività dell'istituzione stessa" ora viene più semplicisticamente offerto a coloro che "contribuiscono in maniera significativa al finanziamento dell'Ente o che operano nel settore di attività dell'istituzione" ossia:

1. a sponsor che comunque non sono tenuti a offrire né una continuità, né un minimo di garanzia di mecenatismo culturale, ma solo a dare soldi - forse anche una tantum - per avere un ritorno di immagine,

2. a soggetti dello stesso settore che così controllando i Conservatori possono ancor meglio disporre le proprie strategie di intervento.

E ancora:

La cura formale (anche nei particolari, ma sappiamo bene che tutti gli aspetti anche i più marginali nella redazione di un atto legislativo hanno un ben preciso significato) con la quale lo Schema "cassato" sottolineava (ovviamente) l'importanza del funzionamento didattico e artistico dell'istituzione (a titolo di esempio i docenti dell'ex Comitato didattico scientifico dovevano garantire la presenza in tale organo delle varie aree didattico-culturali, lo stesso Comitato poteva godere anche di autonomia gestionale e di spesa, il nucleo di valutazione controllava sì i risultati, ma in base anche ad un intervento preventivo in maniera da stabilire un corretto equilibrio di cause ed effetti) è, nel linguaggio spesso più stringato del nuovo Schema, SCOMPARSA!

E ancora:

- gli studenti, pur godendo di una rappresentanza "negli organi di governo" (come è annunciato trionfalisticamente all'art.2 c.1 lettera g), non elaborano più il proprio regolamento ora deliberato dal Consiglio Accademico;

- la figura del Direttore Amministrativo viene relegata nell'ambito degli Uffici e organizzazione amministrativa e l'incarico può essere dato anche professionisti esterni;

- il compito di deliberare lo Statuto non è più svolto autonomamente dall'Istituzione, ma da una commissione che, forse ironicamente presieduta dal Direttore, è costituita per metà da membri esterni;

- infine anche la consulta di cui all'art.3 c.9 del "vecchio" Schema, sicuramente di importanza vitale per l'istituzione è ora scomparsa.

Una dettagliata lettura esegetica e comparata dei due Schemi non può in questa sede essere affrontata, ma pensiamo che già da quanto detto appare chiara (e purtroppo per noi e per lo sviluppo della cultura musicale in Italia) la PERICOLOSITA' di attuazione di tale schema sia per i contenuti sia per il metodo con il quale esso ha improvvisamente cancellato il lavoro di tante persone, colleghi, rappresentanti sindacali, parlamentari delle varie forze politiche, per mettere sul tavolo del Signor Presidente della Repubblica una sorta di "inganno" del quale, in particolare a Lui e al Signor Ministro, ci sentiamo in dovere e parimenti in diritto di inviare questa nostra semplice ma sentita e preoccupata comunicazione.

In sintesi vorremmo chiudere con un'ultima osservazione (forse, apparentemente la più marginale, ma invece per noi altamente significativa) che, dalla lettura dei due testi, ci appare sintomatica della minaccia del cambiamento in atto: laddove all'art.2 c.1 a del vecchio Schema si parla di "fruibilità" del patrimonio artistico, ecc., nel passo parallelo del nuovo Schema il termine è stato sostituito con "utilizzazione". Ossia ad un vocabolo che trova la propria radice nel verbo "fruor" se ne sostituisce uno con radice nel verbo "utor"; da una radice che ben si addice alla spiritualità dell'arte e del suo porsi in atto si sostituisce un termine ben più consonante ad un concetto di produttività di tipo aziendale.

E non vorremmo che questo fosse veramente il grande "OBBLIGO" civico e professionale al quale essere tenuti (per sopravvivere): produrre e insegnare a produrre "merci culturali" di facile vendibilità e immediato consumo per ottenere il più efficace profitto e NON approfondire e contribuire all'evoluzione dell'Uomo attraverso il pensiero musicale e le sue più originali e autentiche forme di manifestazione come la nostra vocazione artistica e scelta di insegnare alle giovani generazioni ci ha finora fatto fare con il massimo impegno.

Per tali ragioni il Collegio dei Docenti e in seguito l'assemblea congiunta di docenti, personale non docente e studenti del Conservatorio "Umberto Giordano" di Foggia,

DENUNCIA

l'assurdità e la gravità del comportamento formale in ultimis assunto dal Ministro Moratti che, dopo avere chiesto e ottenuto il parere favorevole di Camera e Senato sul precedente testo largamente condiviso dalle Istituzioni e dal C.N.A.M., ha inteso ritirare nel mese di settembre, improvvidamente, detto testo, ormai in dirittura di arrivo, per produrre un altro che risulta non accettabile per i seguenti motivi:

- il nuovo Schema di Regolamento è incostituzionale poiché prevede un Consiglio di Amministrazione composto a larga maggioranza da membri esterni; ciò in un netto contrasto con l'art. 33 della Costituzione che sancisce la potestà di Accademie e Conservatori di darsi ordinamenti propri;

- tale Schema è da considerarsi inoltre non legittimo poiché stravolge i contenuti e lo spirito della Legge 508/99 fondamentalmente basata sul modello universitario e pertanto su una accentuata autonomia delle Istituzioni che, al contrario, non verrebbe rispettata qualora si prevedesse un Presidente esterno all'Istituzione;

- tale Schema medesimo risulta pertanto INEMENDABILE.

Si chiede pertanto al Signor Ministro l'immediato ritiro di detto Schema con il conseguente recupero e la positiva valorizzazione giuridica ed epistemologica del precedente già validato dal Parlamento.